Mentre una parte dell’Italia gioisce per il risultato storico che il Premier Conte ha conseguito in Europa strappando 200miliardi tra sussidi (circa 80 miliardi) e prestiti (120 miliardi), c’è l‘altra solita parte dell’Italia che purtroppo non può festeggiare con la stessa partecipazione di tutti gli altri.
E non parlo dell’opposizione che, a torto, strumentalmente, ritiene che l’impegno del Premier (leggi obbligo) a spendere i soldi per attuare le riforme necessarie sia sbagliato, ma è quella parte d’italiani meno ugualE, anzi, ritenuti da sempre più diseguale. I piccoli e medi imprenditori con partita iva. Un popolo invisibile quando deve riscuotere e in prima linea quando deve essere colpito. Le partite iva escluse da un sistema sociale iniquo in cui non esistono diritti né tutele, ma solo obblighi. Lavoratori considerati diversamente da tutti gli altri, costretti quotidianamente a sottostare a politiche fiscali unilaterali che però, in questo momento storico, rischiano di fare implodere l’intero sistema economico del paese.
Lo Stato, nonostante i numerosi appelli giunti da tutte le parti datoriali, ha deciso di recuperare, entro le prossime ore, 8,5 miliardi (circa il 10% di quello che l’Europa ci verserà a fondo perduto con il recovery fund). Lo farà mettendo all’incasso gli F24 ad artigiani, commercianti, agricoltori lavoratori autonomi e liberi professionisti, nonostante la consapevolezza che nei primi sei mesi dell’anno non ci sono stati guadagni. Circa 4,5 milioni di soggetti dovranno trovare i soldi per pagare somme che non hanno guadagnato, sempre che i Commercialisti riescano a completare in tempo le procedure di calcolo. Procedure che sono diventate ancor più macchinose di quanto non lo fossero già. Alla faccia delle semplificazioni.
Una cecità che rischia d’impattare negativamente contro una situazione economica – quelle delle partite Iva – abbondantemente compromessa da mancati guadagni, ritardi negli aiuti, incertezze ecc. Problemi che si aggiungono a quelli del rallentamento dell’economia che si trascineranno quantomeno per tutto l’anno. Ne sono consapevoli le imprese, ma anche il primo ministro. Altrimenti non si spiega il perché avesse chiesto di protrarre lo stato di emergenza fino alla fine del 2020.
Per le partite Iva, così come per tutti i contribuenti, le scadenze fiscali sono all’ordine del giorno. Per chi fa impresa e paga regolarmente le tasse, quello dei pagamenti delle tasse è un appuntamenti scritto in agenda sin dall’inizio dell’anno. Non pagarle per altre ragioni che non siano per l’impossibilità economica di farlo, è improbabile. Costringere le imprese a indebitarsi fino all’insostenibilità per poi vederle chiudere definitivamente, non gioverà al paese. Quando anche l’ultimo presidio commerciale, l’ultimo artigiano, l’ultimo negoziante avrà chiuso la sua attività per via di un’eccessiva pressione fiscale, l’Italia farà i conti con una situazione ancora più drammatica. Sia per il rischio spopolamento (specie nei nostri piccoli centri della Basilicata), sia per mancato gettito fiscale che oggi garantisce allo Stato una fiscalità generale in grado di sostenere il paese.
Il Democratico vice ministro Antonio Misani, offrendo il paio alla dichiarazione della collega Grillina Laura Castelli sui ristoratori, dichiara: “il rinvio delle tasse avrebbe aggravato la situazione”. Ovvero, arrangiatevi!
Probabilmente i vice ministri non comprendono che il mancato rinvio delle tasse aggraverà oltremodo la situazione del paese e che, viceversa, solo una moratoria potrebbe aiutarla.
Altri Governi nel resto d’Europa lo hanno fatto nonostante avessero già erogato alle imprese somme a fondo perduto di gran lunga superiori alle misere 600 euro (per altro neanche concessi a tutti), e per di più hanno abbassato l’Iva di almeno 3 punti percentuali.
Auspico, prima che sia troppo tardi, che il Governo riveda le sue posizioni. In fondo, la differenza tra un Paese che cresce e uno che potrebbe farlo e non riesce a farlo, risiede nella capacità o meno degli Amministratori di quel paese di interpretare i bisogni degli amministrati. E qui, a quanto sembra, siamo messi male.