C’è un approccio all’idrogeno che è più pratico, fattibile e pulito rispetto alla ventilata proposta targata Eni di utilizzare il gas metano sotterrando la C02 nei pozzi esausti, ed è quella di riconvertire le aree industriali all’uso di idrogeno pulito al posto degli altri combustibili ora utilizzati, gas, gpl ecc. L’idea in Basilicata è partita dalla Farbas lo scorso anno, quando a dirigerla era Giovanni Mussuto , e strada facendo si è trasformata in una proposta pr la Commissione europea nell’ambito del piano per la transizione verde. La novità è che dall’Europa , a quanto pare, hanno chiesto il progetto definitivo, che è già un pronunciamento sull’idoneità della proposta e l’anticamera di un possibile cofinanziamento. La cosa non è di poco conto, perchè qui si parla di 300 milioni , capaci di mobilitare finanziamenti privati per almeno 500 milioni. Il progetto è intitolato : creazione di infrastrutture di rete, siti di stoccaccio e distribuzione di idrogeno (h2) e metano liquido (Gnl) nelle principali aree industriali della regione. Si tratterebbe in sostanza di promuovere , area per area,una o più centrali di produzione di idrogeno, attraverso il collegamento con fonti di energia pulite ( centrali a biomasse, parco eolico, parco fotovoltaico) necessarie per portare avanti il processo di elettrolisi. Come sorgente di questa energia si può pensare ad esempio al collegamento con una centrale a biomasse, oppure alla utilizzazione delle enormi superfici dei capannoni industriali , attraverso l’utilizzo di impianti di conversione fotovoltaica, la cui tecnologia già oggi si può considerare tecnicamente affidabile e adeguata. Esempi nel mondo ce ne sono, basti dire che il Giappone sta investendo tutto sull’idrogeno verde, a partire dalla vetrina mondiale delle Olimpiadi (*) .Un investimento che metterebbe Apibas ed il Consorzio di Matera in condizione di produrre energie, di sfruttarla per la produzione di idrogeno, di sostituire i processi industriali di combustione, anche aiutando con finanziamenti le imprese a passare alla nuova tecnologia, di creare un settaggio della reti gas per l’immissione di idrogeno, di attrarre investimenti per la produzione di idrogeno e di metano liquido. Ora l’impressione che si coglie in questo contesto di iniziative è che ,rispetto alla questione di come utilizzare il Pnrr, si vada in ordine sparso, chi cercando di candidare progetti frutto di tecnologie obsolete, chi cercando di inserire una percentuale di idrogeno tra nuove motorizzazioni di Stellantis, chi pensando, come nel caso in specie, a creare una convenienza per le imprese che vogliono produrre in maniera pulita ponendosi all’avanguardia del sistema. Una grande occasione che bisognerebbe cogliere tutti assieme, partendo da quello che è più gisuto per la Basilicata e non per le compagnie petrolifere che quando parlano di decarbonizzazione pensano solo a come far sopravvivere il business estrattivo. Bisogna alzare lo sguardo e scegliere il nuovo senza infingimenti. Ma questo è compito della politica , intesa come capacità di guardare lontano e di mettere insieme energie diverse intorno ad un interesse comune. Rocco Rosa
IL villaggio olimpico, sede di migliaia di atleti, è la prima infrastruttura a idrogeno su vasta scala del Giappone e rappresenta un’eredità positiva per il sistema energetico giapponese. Dopo i giochi, infatti, il villaggio sarà trasformato in appartamenti alimentati a idrogeno, una scuola, negozi e altre strutture.
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