Transizione energetica: quali le prospettive di sviluppo e le ricadute occupazionali in Basilicata? È stato questo il tema al centro dell’incontro “Transizione energetica, sviluppo sostenibile e lavoro di qualità” promosso dalla Cgil di Potenza, la Fiom Cgil e la Filctem Cgil Basilicata che si è svolto oggi a Villa d’Agri. “Una scelta non casuale – ha spiegato il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – In Val D’Agri ci sono i due più grandi siti di estrazione petrolifera d’Europa e l’impatto della transizione energetica avrà dei riflessi enormi su tutta l’area”. Presenti all’incontro anche i segretari generali nazionali Fiom Cgil e Filctem Cgil, Michele De Palma e Marco Falcinelli; Marco Ricciardi, Rsu Lux Impianti; Luigi Bellizia Rsu/Rls Eni; Marco Zippari, sindaco di Marsicovetere; Antonio Prestera, esecutivo nazionale Rete degli Studenti Medi; Alfredo Toscano, coordinatore Cgil Area Val d’Agri; Giusi Lovecchio, direzione generale per lo Sviluppo economico; Francesco Iannielli, segretario generale Filctem Cgil Potenza; Emanuele De Nicola, segretario Cgil Potenza; Giorgia Calamita, segretaria generale Fiom Cgil Basilicata e Angelo Summa, segretario generale Spi Cgil Basilicata.
Esposito ha sottolineato come “lo sviluppo sostenibile implica l’ampliamento dei benefici sociali col vincolo del mantenimento dei servizi e della qualità delle risorse naturali nel tempo” ma che “non si può che constatare l’insostenibilità dello sviluppo finora realizzato in Val D’Agri. Negli anni – ha detto Esposito – i dati hanno parlato di effetti limitati sull’occupazione e del fatto che non si è mai entrati in una fase di sviluppo significativa a fronte di un peggioramento delle condizioni ambientali e di una frammentazione sociale. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)si parla “Rivoluzione verde e la transizione ecologica” che è uno dei pilastri del progetto Next Generation EU. Si guarda alla filiera dell’idrogeno, e in particolare alla ricerca di frontiera, alla sua produzione e all’uso locale nell’industria e nel trasporto oltre che alla capacità delle reti elettriche, della loro affidabilità e sicurezza. Tutti temi urgenti per la nostra regione. Siamo in una fase di decalage soprattutto per ciò che attiene l’attività estrattiva sul sito Eni di Viggiano in cui rispetto ai 105 barili al giorno oggi siamo di fronte ad una attività che produce il 50% di quanto previsto. Di qui a neanche un decennio saremo di fronte alla desertificazione industriale che comporterà un esubero di circa 2.500 addetti tra diretti e indotto con conseguenze economiche e sociali devastanti per l’area della Val d’Agri e per la Basilicata. In senso più ampio il complesso processo di riconversione tecnologica deve guardare alla costruzione di un nuovo modello sociale ed economico in cui al centro ci siano i diritti e quindi il diritto al lavoro per il quale la “conversione” delle competenze non sia solo moneta di scambio per la sopravvivenza di chi lavora ma restituisca e rafforzi la dignità del lavoro. Con l’iniziativa di oggi – ha concluso Esposito – vogliamo dare attenzione a quello che sta per accadere e sollecitare la classe dirigente della Basilicata e a chi si candida a governare questa Regione a porre in essere tutte le iniziative necessarie ad incentivare la conversione industriale dell’area per sostituire l’ attività estrattiva con altre attività a lavoro intensivo nel campo delle energie rinnovabili (batterie e pannelli fotovoltaici) e programmare da subito un piano di bonifica dell’area già fortemente compromessa dall’ inquinamento prodotto dallo sversamento di 400.000 tonnellate di greggio. È un invito a guardare più lontano. La Cgil da tempo sta proponendo un’Agenzia per lo sviluppo che si occupi di programmazione e sviluppo industriale per ciò che riguarda l’acciaio, l’elettrico e l’automotive”.
Sul settore automotive è intervenuta la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita: “In questa fase – ha dichiarato – ci vogliono scelte coraggiose, bisogna predisporre piani straordinari, investimenti atti a garantire un vero cambiamento del modello produttivo dell’industria per coniugare esigenze ambientali e socioeconomiche. Noi chiediamo di avviare un piano nazionale che orienti la formazione della forza lavoro in modo da realizzare in tempi rapidi la conversione delle competenze dei lavoratori alla luce dell’evoluzione della tecnologia e del mercato, nuovi ammortizzatori sociali che diano la possibilità di creare tale conversione. Ancora, bisogna favorire la diversificazione produttiva attraverso l’attrazione in Italia di fornitori indipendenti e produttori diversi da Stellantis alla stregua di quanto già fatto nel resto d’Europa, ponendo vincoli e garanzie sia di natura occupazionale sia di qualificazione dell’investimento, per avviare un percorso di rafforzamento del posizionamento internazionale e di riduzione dei rischi dell’attuale dipendenza da Stellantis.Va accelerato lo sviluppo di infrastrutture per l’elettrico e quindi tutte le colonnine di ricarica che serviranno per gestire la ricarica delle batterie”. Calamita ha ricordato come “la nostra regione sia pienamente coinvolta nella crisi industriale. Nonostante in Stellantis e nell’indotto si stia attestando la transizione attraverso la produzione elettrica, che noi abbiamo sostenuto, a oggi, ma per via del ritardo e dell’assenza di modelli appetibili sul mercato, l’impatto sulla produzione e sull’occupazione è negativo. Nonostante l’annuncio dei 5 modelli elettrici, non vi è una visibilità sui volumi produttivi e occupazionali per Stellantis e per tutto l’indotto, per via delle scelte aziendali di produrre modelli di alta gamma nello stabilimento di Melfi che provocheranno irrimediabilmente un calo produttivo di auto. Si è passati già oggi a circa 200mila da 400mila vetture l’anno nel 2014. Il rischio occupazione nell’indotto è maggiore – ha evidenziato Calamita – per l’incertezza sull’acquisizione delle nuove commesse, con rischi per la tenuta dell’intera area industriale. Il governo nazionale e regionale – ha concluso la segretaria – non possono continuare ad essere sordi ai richiami del sindacato che chiede un confronto perché si possano cogliere le nuove sfide e opportunità per via della transizione ecologica, tecnologica e digitale dell’industria nel nostro paese così come avviene in altri paesi anche dell’Europa”.
Per Francesco Iannielli, segretario generale della Filctem Cgil di Potenza, “la transizione energetica è in assoluto la sfida più significativa per le nostre imprese e per il mondo del lavoro in generale, che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni. L’obiettivo che ci siamo posti è molto ambizioso: rendere le nostre realtà produttive più autonome e sostenibili per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione. In generale è fondamentale riuscire ad essere più indipendenti possibile sul fronte della produzione di energia, e quindi su come costruiamo il nostro mix di produzione energetica dipende molto la nostra capacità di competere con altri paesi d’Europa e del mondo. Esiste una discussione, promossa dal sindacato, sulle misure ulteriori in termini di investimenti in progetti di sviluppo non oil ossia alternativi alle estrazioni in Basilicata”. Analizzando i progetti finora annunciati dalla Regione “appare chiaro ed evidente – ha precisato Iannielli – che siamo lontani dagli obiettivi prefissati. Con delibera di giunta dell’8 giugno 2023 la Regione Basilicata ha approvato 5 progetti nell’ambito dell’Accordo Progetti di Sviluppo sottoscritto con Eni SpA, Shell Italia E&P S.p.A. Tutti insieme questi progetti cubano circa 300 posti di lavoro. Tuttavia gli obiettivi di una “giusta transizione energetica” al momento stentano ad essere raggiunti sia dal punto di vista della decarbonizzazione che dal punto di vista socio-occupazionale. L’obiettivo della decarbonizzazione, che ci chiede con forza il Pianeta e sul quale siamo tutti assolutamente d’accordo in maniera convinta, deve essere coniugato con l’obiettivo della conservazione dei posti di lavoro e del mantenimento in termini di opportunità di sviluppo e di ricchezza prodotta per il territorio. Dunque abbiamo l’esigenza di gestire e governare la transizione energetica anche e soprattutto dal punto di vista sociale e occupazionale”.
Alcuni dati: “Attualmente sono impegnati circa 4.000 lavoratori nel comparto estrattivo in Basilicata tra Val d’Agri e Valle del Sauro – ha detto Iannielli – e non possiamo rischiare di assistere a un disastro occupazionale che sarebbe annunciato. Abbiamo l’esigenza di esigere dalle compagnie petrolifere oggi operanti in Basilicata il finanziamento, la progettazione e la realizzazione di filiere produttive ad alto impatto occupazionale (labour intensive), il tutto accompagnato dalla realizzazione di progetti di formazione finalizzati alla riqualificazione professionale di una parte, almeno, dei lavoratori attualmente impegnati. Per questo stiamo rivendicando con forza, e ci siamo impegnati a farlo a partire dai nostri documenti congressuali, un Fondo per la transizione che possa servire a finanziare il processo di transizione in tutte le sue sfaccettature. L’idea è quella di avviare produzioni di idrogeno verde e perché no di elettrolizzatori (di piccola taglia se pensiamo al problema del trasporto), di produzione di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, oltre che di accumulatori di energia (batterie per l’accumulo), e di pensare a progetti industriali che utilizzano le biomasse per la produzione di energia, evitando che le compagnie scappino via alla fine del processo estrattivo attualmente esistente. Perché solo se riusciremo a mettere a terra investimenti importanti – ha concluso – saremo in grado di governare la transizione energetica e cogliere tanto gli obiettivi di decarbonizzazione che quelli di tenuta sociale e occupazionale”.
Dallo Spi Cgil, infine, una riflessione sul futuro della regione e sui giovani rispetto alla transizione energetica: “Quando la politica per avere il consenso elettorale utilizza i bonus, non solo sta facendo un’operazione pre elettorale ma sta togliendo il futuro ai nostri giovani – ha detto il segretario generale Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa – Abbiamo criticato il bonus gas ai lucani perché erogato indistintamente dal reddito. Noi invece avevamo chiesto che quei 200 milioni di metri cubi di gas negoziati con Eni e Total fossero impiegati in un fondo economico per finanziare la transizione energetica e guardare al futuro. Come sindacato abbiamo provato anche in passato a costruire un tavolo con i sindaci della Val d’Agri per fare massa critica e dire alla Regione Basilicata che le risorse delle royalties del petrolio e del Pon Val d’Agri dovessere essere vincolate alla transizione energetica. La Regione Basilicata è sempre stata genuflessa a Eni e Total e come risultato abbiamo 50 milioni di euro in 5 anni come compensazione ambientale, nulla rispetto ai processi e alle grandi mutazioni in corso. È giunta l’ora della responsabilità politica e sociale, di un nuovo civismo e protagonismo per dare un futuro ai giovani e a questa regione”