La Fake più devastante al mondo smascherata da una donna

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articolo di Teri Volini

 

 

È molto in uso, nel tempo del Covid-19, la metafora della guerra, con tutto un repertorio di parole affini: combattere, lottare, aggredire, assalire, annientare, sconfiggere, armi, battaglia e simili.
È singolare la scelta automatizzata dei termini bellici, ma non c’è da stupirsi più di tanto: è difatti tipico del pensiero maschile / patriarcale far riferimento a questo potente Archetipo, inculcato nelle menti umane fin dall’inizio dei tempi storici: che la guerra sia esistita da sempre, quasi un dato biologico, iscritto nel DNA: un destino ineluttabile.
Una simile asserzione, lungi dall’essere neutra, ha avuto conseguenze nefaste per l’umanità, perché, viaggiando nei secoli, ha potuto lavorare nel profondo, alimentando la parte peggiore dell’umano, fino a giustificare l’aggressione di altri uomini e della terra: conquista, sopraffazione, violenza distruzione, stupro, tortura e ogni sorta di nefandezze compiute negli ultimi 6ooo anni, fino a farle diventare “normali”, ed i cui protagonisti, specie se ai vertici del potere, venivano rispettati, onorati ed esaltati con monumenti, colonne, corone, medaglie, targhe, etc.
Anche la toponomastica tramanda tuttora nel mondo le gesta di re, principi, condottieri, conquistatori, nominando ad essi strade, piazze e giardini.

Un messaggio dirompente

Abbiamo dovuto aspettare la fine del XXI secolo per scardinare l’impostura: per avere le prove che questa Fede nella guerra come esistita “da sempre”, è la più grande FAKE mai propinataci: ed anche la più lesiva, com’è noto. Negli ultimi anni del Novecento, una grande donna, l’archeologa Maria Alseika Gimbutas, ci ha offerto su un piatto d’argento le prove della falsità di quella affermazione, con inoppugnabili riscontri dell’esistenza di antichissime culture che praticavano sistematicamente la pace, privilegiandola quale valore primario.

Marija Alseika Gimbutas
(Vilnius, 23 -1 1921 – Los Angeles, 2 -2 1994)

“Da che mondo è mondo”?

La tesi sostanziale – da sempre ritenuta utopica – della pace come unica via possibile per la sopravvivenza e per l’evoluzione dell’umanità e del pianeta, era stata sempre frenata da quella fatidica falsa credenza: Gimbutas ne ha svelato l’infondatezza con i suoi ritrovamenti archeologici e l’immenso, inestimabile lavoro che li accompagna: illustrazione e interpretazione dei reperti e dei simboli, in un panorama interdisciplinare, e la loro interpretazione, in innumerevoli, rilevanti pubblicazioni. Prove concrete di una cultura caratterizzata da un modo pacifico del vivere, perdurata migliaia di anni, in un’epoca pre-istorica, sconosciuta ai più: la sua biografia è a tal proposito illuminante.

Ostracismo

Ma le scoperte, soprattutto quelle eccezionali, che in qualche modo dis-turbano lo status quo, non vengono assorbite immediatamente dalla società; spesso accade che siano addirittura ostacolate e ignorate: ed è proprio ciò che successe a Gimbutas, che invece di essere premiata per la sua “rivelazione”, venne dapprima boicottata, poi ignorata, in primis dallo stesso ambiente accademico che le aveva attribuito premi e onori per le precedenti, più convenzionali ricerche.
Abbiamo illustri esempi di tale basso livello comportamentale umano: a causa della sua rivoluzionaria scoperta, Galileo fu costretto a rinnegarla, pena la morte, e visse recluso in casa, in povertà e solitudine, gli ultimi anni umiliati della sua vita. A Gimbutas è toccato un destino molto simile: anche la sua scoperta era rivoluzionaria, forse in anticipo coi tempi: o più probabilmente andava a toccare una visione calcificata, e ancor più i troppi interessi legati alla guerra e alle sue spietate ramificazioni commerciali e di potere.

Dare onore al merito

Per aver osato il capovolgimento del crudele refrain “la guerra è sempre esistita”, Gimbutas venne sommariamente sottoposta a censura; per aver tentato di distruggere uno schema deleterio, subì il misconoscimento, l’esilio, lei che tale condizione l’aveva realmente patita nei duri anni della 2a guerra mondiale, quando era stata costretta a fuggire dal suo paese, la Lituania, portando con sé “la sua bambina su un braccio e la tesi di laurea sotto l’altro”
Sta ora avvenendo una sua reale rivalutazione: una serie sempre più numerosa di ricercatori non solo riconoscono la validità del suo metodo, ma affermano il valore e l’eccezionalità di tutta la sua ricerca. Da parte mia, profondamente colpita dalla personalità e dal profondo valore di Gimbutas, da oltre 20 anni ne ho divulgato l’opera, riconosciuto e onorato il profondo influsso sulla mia vita personale e creativa, con articoli, conferenze, pubblicazioni e creazioni artistiche, fino a farmi promotrice di un Progetto che le desse testimonianza, a cominciare dall’intitolazione di una strada, piazza o spazio verde, e che, nella targa a lei dedicata, fosse il segno visibile della sua rivoluzionaria scoperta: è la pace e non la guerra ad essere iscritta nel DNA degli esseri umani.

Un percorso non facile

Punto d’arrivo d’un impegno durato diversi anni, l’Intitolazione è stata da me fortemente voluta. Proposta più volte in passato, era nel frattempo celebrata con presentazioni, articoli, presenze sul blog e con la realizzazione di Omaggio a Gimbutas. un impegnativo ebook pubblicato in web su ISSUU. Ci son voluti molti anni per ricevere l’attenzione necessaria, nonostante si trattasse di un gesto simbolico tanto nobile, privo di oneri finanziari, e fosse un grande onore per la città avere in anteprima nazionale una tale Intitolazione; infine nel 2017, la proposta ha ricevuto l’assenso dell’Amministrazione Comunale di Potenza.

Cause di natura sublimininale

Non riuscivo ad accettare il silenzio, le mancate risposte, le tiepide accoglienze e le lunghe attese per una proposta così densa di significato. Capivo però che la difficoltà era tutta a livello inconscio: istituzioni e persone erano legate alle false credenze da cui avevano ricevuto un imprinting così forte, da non riuscire ad ammettere il capovolgimento totale di una “regola” universalmente sancita: come per Galileo, che aveva sconfessato l’enorme Fake della terra al centro dell’universo, sconvolgendo l’Ordine sociale e del potere religioso: però da allora sono passati diversi secoli, che diamine! – mi dicevo, sconcertata e delusa. Solo perseverando, senza arrendermi, alla fine l’Azione simbolica si è compiuta, nel 2019, a 25 anni dalla morte di Marija.

Felice per lei!

Anniversario

Il 30 aprile 2020 ricorre il 1°anniversario dell’Intitolazione Istituzionale a Gimbutas del grande spazio verde in via del Gallitello, altezza galleria Unità d’Italia, a Potenza. Con le presenze istituzionali pertinenti e coadiuvanti, è stato ufficialmente denominato Rotonda Marija Alseika Gimbutas, e sono state apposte 2 targhe, con la motivazione dell’intitolazione e una sua immagine.
L’Intitolazione ha significato riconoscere una personalità a livello internazionale nella promozione della cultura di pace, renderle omaggio, ponendo rimedio al misconoscimento cui era stata sottoposta, divulgarne l’opera illuminata e anticipatrice: diffonderne il messaggio che riporta direttamente alla Pacificazione con la terra.

La visione

L’opera di Gimbutas è fondamentale per uno sguardo completamente diverso nei riguardi della natura: difesa, amore e preservazione, al posto dell’aggressivo atteggiamento distruttivo tuttora prevalente. La sua scoperta e rivalutazione di società che onoravano la Terra come corpo vivente e senziente, che sentivano la profonda unione essa e con l’intero universo, onorandola e rispettandola, si allinea con le ipotesi innovative di James Lovelock e di Fritjof Capra, di un pianeta che tende all’armonia: un vero e proprio organismo, che ci ospita e di cui facciamo parte. Una potente visione di pacificazione, che sostituisca definitivamente la folle guerra contro la Terra che contraddistingue il nostro tempo, ad onta del vantato progresso e le cui conseguenze sono distruttive per la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Per la luce che ha acceso sui secoli a venire, per le conseguenze di quella sua ineguagliabile scoperta, Marija Gimbutas merita di essere candidata al Nobel per la Pace.

In dono ai lettori e alle lettrici: Omaggio a Gimbutas, Ebook ipertestuale illustrato, parte prima e seconda, in libera lettura:


https://issuu.com/terivolini9/docs/omaggio_a_gimbutas_ebook_parte1a_c

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Sull' Autore

Pittora, incisora, performer land artista, designer, ricercatrice, poeta, portatrice di memoria, linguista, conferenziera... ha esposto dagli anni '80 le magiche suggestioni de La Montagna Stregata – ispirata alle piccole dolomiti lucane di cui è originaria – seguita da diversi cicli di Opere pittoriche, presenti in oltre 90 mostre personali in sedi regionali, nazionali ed estere, come Potenza, Milano, Zurigo, Winterthur, Nizza, New York, Arles en Provence, Canterbury... con notevoli riscontri di critica e pubblico, ed in numerose collettive, con pubblicazioni, premi e riconoscimenti. Tramite i diversi linguaggi espressivi - pittura, scultura, poesia, installazioni, performances, azioni simboliche, video, manifesti d’artista, ricerche, conferenze, articoli, incontri mirati con le giovani generazioni e la società civile - l'Artista biofila si fa promotrice di un nuovo rispetto per il pianeta, percepito non come un oggetto da dominare e sfruttare, ma come Terra Madre, generatrice e nutrice di tutti i viventi. Presidente del Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza, ha al suo attivo un sito web e un blog, due raccolte poetiche, una trentina di ebook, pubblicazioni su diverse testate a livello regionale e nazionale, la collaborazione in free lance con La Grande Lucania, Il Lucano, Il Capricorno, Talenti Lucani, Valori... Canta nella donna il valore femminile originario, sottolineandone sacralità, bellezza e magia nell’esuberante creatività e nella corrispondente ciclicità con la Natura: l'una e l'altra essendo portatrici e nutrici di vita. Preconizza un tempo in cui l'arte e la vita siano coincidenti ed in cui sia possibile riconquistare l'incanto gioioso di fronte alla bellezza e al mistero della vita sulla terra.

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