di Teri Volini
È noto che Erode “il Grande”, re della Giudea, uomo crudele e sanguinario, fu il feroce mandante della strage degli innocenti, l’eccidio di tutti i bambini dai due anni in giù nati a Betlemme. Talmente attaccato alla sua corona, non esitava a sopprimere chiunque potesse considerare un suo rivale, anche ipotetico, che si trattasse di amici, parenti o degli stessi familiari.
Vero modello di crudeltà e brutalità, dopo una nutrita serie raccapricciante di altri delitti, dettati da smisurata ambizione e frenesia di dominio, tra cui l’uccisione di sua moglie Mariamne I (29 a.C.)) nel 7 a.C. e dei due figli avuti da lei, Erode morì a Gerico all’età di circa 70 anni, dopo sei mesi di atroce malattia.
Al tempo della nascita di Gesù, secondo quanto scritto nel Vangelo secondo Matteo (2,1-16), avendo ricevuto dai Re Magi la notizia che essi cercavano “il re dei Giudei” appena nato per onorarlo, Erode reagì con l’eliminazione violenta dei fanciulli di Betlemme e dintorni, al disotto dei due anni… Sul numero dei bambini trucidati non vi è certezza, forse una trentina, più probabilmente una ventina, se si pensa che siano stati uccisi solo i maschi.
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Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta»… Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, I Magi fecero ritorno al loro paese per un’altra strada.. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode. Accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, Erode s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi della sua nascita.
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Pare che quando a Roma arrivò la notizia della strage di Betlemme, essa non venne considerata più di tanto, o forse ci fu anche chi ne fece oggetto di scherno, quasi fossero state schiacciate delle blatte e non degli esseri umani: forse “a quel tempo” non c’era molta considerazione per i bambini, e molti secoli sarebbero passati prima che questi – specie i diseredati – ricevessero un miglior trattamento nel sociale.
Per di più, quei bambini non erano nemmeno cittadini romani, ma venivano assimilati da questi a dei piccoli “barbari” (ma dove altro ho sentito fare questo ragionamento?).
La realtà storica del sistema patriarcale
Questo è solo uno degli episodi infami i quella che, per circa 5000 anni, è stata la realtà storica propria del sistema patriarcale, ed in cui tuttora, a quanto pare – e ad onta di un presunto “progresso” – siamo immersi fino al collo a livello mondiale, con punte di estremo degrado nelle zone più calde del pianeta, come il medio oriente, dove gli accadimenti più atroci si susseguono in una folle corsa verso il baratro, in una “concorrenza” sfrenata agli orrori del passato, che non può che preludere a maggiori disastri.
Non sembra che a distanza di 2000 anni e passa – anche dopo le tremende lezioni di due guerre mondiali e di una miriade di efferate situazioni nel mondo altrettanto disumane ed esecrabili, una società che si auto-definisce “democratica e civile ”, ed anzi proprio sotto gli occhi ( o peggio con l’appoggio morale e materiale) di quella, ci siano grandi differenze. Al contrario, ciò che si manifesta è una folle recrudescenza: le situazioni appaiono di gran lunga peggiorate, sia dal di vista etico e da quello del diritto internazionale, che da quello dell’Umanità tout court.
La sindrome di Erode
A tal proposito, non è affatto improprio il riferimento a Erode, in rapporto a quanti oggi sembrano fare a gara per superare e irridere l’esiguità della sua strage, visto che il conteggio corre sulle diverse migliaia di bambini trucidati, feriti, mutilati, schiacciati sotto le macerie per i reiterati bombardamenti, durante gli attacchi mortali verso popolazioni civili, che, nel loro succedersi spietato, vanno persino oltre le “regole” classiche della guerra, e con una narrazione forzatamente a senso unico: lo spettacolo che i media presentano in questo senso è vergognoso.
Si assiste a dichiarazioni ignobili, come quella del generale USA, ex CIA, che parla tranquillamente di “bonificare Gaza”, come se i terrorizzati abitanti superstiti fossero degli insetti o dei topi da eliminare, invece che uomini, donne, vecchi, bambini, donne incinte, feriti, mutilati etc. In un’altra intervista, sui canali che si distinguono per la “scelta accurata” delle notizie e delle immagini da passare, un’emozionata signora esprimeva la sua vicinanza agli ostaggi in mano ad Hammas, senza però pronunciare nemmeno una parola sulle decine di migliaia di morti palestinesi tra cui gli oltre 4000 bambini. Secondo l’Oms a Gaza muore ormai un bambino ogni 10 minuti.
La normalizzazione dell’orrore
Si dirà che tali orrori si sono verificati anche in precedenza, e con particolare accanimento nei riguardi del medio oriente e non solo: come dimenticare i 5.000 bambini iracheni morti a causa delle sanzioni USA e l’agghiacciante, significativo commento in video-intervista a Madeleine Albright, Segretaria di Stato con Clinton
(detentore di un Premio Nobel per le Pace), secondo la quale “è stata una scelta molto difficile, ma il prezzo pensiamo che ne sia valsa la pena”.
Nell’odierna situazione il superamento del limite è ampiamente e dolorosamente documentato da foto, video e reportage, anche in diretta, che, a quanto pare, lasciano il tempo che trovano, quasi che le civili nazioni occidentali e i loro bravi cittadini e cittadine non si accorgessero dello strazio in corso, o ne rimanessero indifferenti.
Né si accorgessero delle ragioni non propriamente etiche ma fortemente economiche sottese alle operazioni belliche spinte, fra le quali, oltre all’appropriazione impropria dei territori, la grande ricchezza energetica dei giacimenti nel mare dinnanzi a Gaza.
Eppure, queste motivazioni, che implicano gli interessi di molte di quelle nazioni che fingono di non vedere, e che si astengono persino dalla richiesta di un’improrogabile tregua umanitaria, tra cui l’Italia, vengono a malapena nominate!
È la normalizzazione dell’orrore, quell’atteggiamento fin troppo ricorrente, nel piccolo come nel grande, che porta gli esseri umani all’indifferenza verso il dolore e il male del mondo, anche quello estremo, e che testimonia il senso perduto o attutito, sia dell’umanità che di una comune responsabilità in tutto ciò che accade, come se non sapessimo che “far finta di niente” non porta a niente di buono a nessuno, vista la non scarsa probabilità che il conflitto si allarghi a dismisura.