MATERA ATTRAVERSO LE STAGIONI

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Margherita Marzario

Matera, uno degli insediamenti umani (e non città, come erroneamente si dice) più antichi del mondo (e poco conta se il leggendario terzo più antico o altro numero ordinale). Passeggiare lungo i suoi antichi quartieri dei Sassi suscita sempre emozioni ancestrali e nuove. E così nel girarti noti che la luna, spuntando dalla Murgia neolitica, sembra giocare a nascondino dietro un cespuglio e i turisti lì pronti a fotografarla ma lei subito si innalza sul suo trono che si va azzurrando. Quella stessa luna che ha ispirato ogni uomo, dai tempi della dea Selene, poi il tutt’altro che pessimista Giacomo Leopardi sino a giungere alle nostre canzonette. E nel salire l’ultima scalinata del tuo percorso scambi la solita chiacchierata con l’artigiano del tufo, quella roccia apparentemente dura ma scolpibile, antica ma trasformata in nuove creazioni. Matera, materia viva e fluida come il tempo che l’ha modellata e attraversata!

Murgia al di là del torrente Gravina: millenni di storia dell’umanità, massi e anfratti che fanno viaggiare la fantasia nello spazio e nel tempo sino alla formazione dei pianeti e in volo sulla Luna; mani intrecciate di innamorati che vanno verso l’orizzonte; meraviglia del cielo ormai al crepuscolo più che al tramonto, momento del giorno che diventa menestrello del cuore sempre pronto a stornellare nuovi racconti; mente in cui restano impresse le foto che non scatti; memoria che si arricchisce di dettagli che rimarranno scolpiti dentro; milioni di sensazioni, magia di emozioni…

I Sassi durante la pandemia, senza turisti: regno dei gatti, sornioni, sonnecchianti, schivanti, sfuggenti, sfingei, sfumati… E come i gatti si ha tutto il tempo e lo spazio per scorgere il pullulare della flora e della fauna che si sono riappropriate di ogni angolo: erbetta e fiorellini microscopici che crescono nei più piccoli buchi di marciapiedi e dei ciottoli dei vicoli non più calpestati, insetti di ogni sorta non più schiacciati… E la quiete consente di sentire ogni rumore, dallo scroscio delle acque del torrente Gravina con anatre sguazzanti e attraversate da famiglie di cinghiali minacciosi che si abbeverano e vi si lavano, ai campanacci delle mucche podoliche sulla Murgia e che è divertente seguire con lo zoom della macchina fotografica digitale cogliendone movimenti ed espressioni ombrose come quelle degli antichi lucani. Per quanto desolanti i Sassi vuoti del turismo di massa esprimono tutta l’ancestrale musicalità, quella musicalità apprezzata ed esaltata da Lucio Dalla nella sua ultima visita a Matera, musicalità che ci richiama a quello che eravamo e che ci riporta ad altre dimensioni con nuove emozioni, perché quelle non le può bloccare nessuno.

I Sassi in primavera: un’esplosione di tutte le tonalità del grigio, dal grigio perla delle conchiglie fossili ancora incastonate e conservate nella roccia come gioielli in uno scrigno al grigio scuro di pareti sporche di fumo o altri segni del tempo passato. Dall’altra parte tutte le sfumature del verde: dal verde brillante sotto i raggi del sole delle foglie palmate dei fichi nei pressi di ogni abitazione e che davano frutti golosi anche per l’inverno (grazie alla conservazione dei fichi secchi) al verde intenso della macchia mediterranea sulla Murgia. Come la vita che oscilla tra il grigio delle preoccupazioni o altre negatività al verde delle speranze da coltivare sempre.

Matera di sera, tra magia e malìa, tra melodia e melanconia. Profili di edifici antichi e moderni alla luce del crepuscolo, falce di luna che sembra un’amaca nel cielo ove cullare sogni ed emozioni, concerto di musiche dell’indimenticabile maestro Ennio Morricone sul terrazzo di un plurisecolare palazzo nobiliare, nei pressi della romanica cattedrale, aria fresca dell’imbrunire che titilla la pelle scoperta delle braccia accentuando i brividi nell’anima, etere che fa da cassa di risonanza di ogni cuore umano.

Terrazzo del Palazzo Lanfranchi prima dell’imbrunire in piena estate. Spettacolo di danza contemporanea su significato e importanza delle scelte, ad opera di una riconosciuta compagnia locale con tre ballerine e un giovanissimo ballerino. Durante l’esibizione, nella volta celeste volteggiano stormi di rondini, che sembrano eseguire originali coreografie sulla stessa base musicale del balletto umano, di tanto in tanto qualche colombo, qualche passero, qualche altro volatile e qualche aereo. All’orizzonte gruppi di turisti seguono i sentieri sulla Murgia, sotto un cielo striato di afa e di fumo di qualche incendio lontano. Una timida farfalla passa tra le sedie degli spettatori, mentre i bambini presenti fanno la loro parte da bambini e esprimono le loro richieste: un bambino chiede ripetutamente alla mamma di andare via, un altro chiede quando finisce lo spettacolo, una bambina mangiucchia una crêpe dolce… Il vento fa ondeggiare i lunghi capelli e le gonne leggere delle astanti. Uno spettacolo nello spettacolo come lo offre sempre gratuitamente la vita se ci fermiamo ad ammirarla.

Notte dopo quella di San Lorenzo in pineo centro urbano, cortile di un antico edificio che ha avuto varie destinazioni, da monastero a carcere, da celle di preghiere a celle di detenuti anche ingiustamente, tra cui Rocco Scotellaro, il più giovane sindaco di quei tempi, accusato di un reato amministrativo mai commesso. Cielo lattiginoso e stelle microscopiche che sembrano gocce di latte, così aumenta la sensazione del “cielo in una stanza”. Spettacolo teatrale “Occhi neri” di Ulderico Pesce, uno dei maggiori interpreti e drammaturghi della lucanità. Uno spaccato della storia lucana e materana, basata sulle lotte contadine per rivendicare le terre, ora abbandonate e inaridite. Storie di sacrifici e soprusi, storie di persone sconosciute, come quella di un bambino nato e cresciuto per 13 mesi in carcere essendo detenuta sua madre. Strumenti musicali le cui vibrazioni rimarcano e amplificano le emozioni: dalla zampogna alla “campana tibetana” con la cornice di una voce solista. Una “ballerina del fuoco” volteggia come una falena e esprime il tormento di quelle anime che continuano ad aleggiare in quel cortile. Sulle pareti sono proiettate immagini e filmati di quel tempo e che trasportano nel tempo. Tra i componenti del laboratorio teatrale, un giovane di Terranova del Pollino (PZ), arrivato primo nella maratona in Alaska, a conferma della caparbietà dei lucani. La storia non è materia morta ma si ripete, si rinnova, si rivive. Perché le emozioni sono patrimonio dell’umanità!

Camminare per Matera è emozionante e rigenerante anche in autunno. Nuvole in movimento come tende del palcoscenico che si spostano per mostrare lo spettacolo. Scorci da fotografare anche senza macchina fotografica, perché le foto più belle sono quelle che restano impresse nella mente. Sparuti turisti, prevalentemente stranieri e riconoscibili anche dall’abbigliamento non consono alla stagione. Finestre e finestrelle scavate nei punti più impensabili della roccia del Sasso Caveoso e che sembrano spuntare in quel momento. Due uomini che si girano ripetutamente per guardare una donna facendo venire in mente i fil sul “maschio italiano” alla Mastroiannni. Nella piazza centrale gli stand della “fiera del cioccolato” di ogni provenienza e di ogni forma. Al ritorno a casa in cielo uno stormo immenso di uccelli sembra invitare ad “an-dare”, mentre dall’altra parte un tramonto iridato invita a “so-stare”. Matera, materia viva e vivificante!

 

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Sull' Autore

Insegnante, giurista, con la passione della lettura, della scrittura, della fotografia e di ogni altra forma di arte e cultura. Autrice di tre libri per Aracne Editrice (Roma) – fra cui “La bellezza della parola, la ricchezza del diritto” (2014) menzionato nel sito dell’Accademia della Crusca –, di oltre 150 pubblicazioni giuridiche citate in più sedi (testi giuridici, convegni, università, siti specializzati, tesi di laurea) e di altri scritti, già operatrice socioculturale nel volontariato (da quello associativo a quello penitenziario). Nata a Salandra (MT), vive a Matera.

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