di Michele De Leonardis*-
È stato necessario che centinaia di trattori arrivassero sotto la Regione con due giorni di assedio per far rendere conto a Bardi che l’aumento dell’acqua a uso irriguo sarebbe pesato sugli agricoltori. Se anche per solo un momento ha pensato che un aumento potesse giovare ci sarebbe da preoccuparsi. Come pure se non si fosse reso conto che la fine dell’esenzione Irpef decisa dal governo nazionale poteva essere un colpo difficilmente superabile per il nostro settore primario e per questo non abbia speso una sola parola. Il problema dell’agricoltura lucana è lo stesso di tutti i settori: negli ultimi anni è mancato un governo, come testimonia l’assenza di un assessore per circa un anno e il valzer di poltrone che ha interessato la guida del dipartimento. Oggi si accorgono che 300mila cinghiali su una popolazione di 570mila lucani sono troppi e serve una dichiarazione di stato di crisi che solo ora avanzeranno al ministero. L’assessore Galella si fa scudo dietro una nomina fatta otto mesi fa per giustificare il fatto che la Regione non abbia tenuto fede agli impegni assunti dal capo di gabinetto della presidenza in un incontro con gli agricoltori due anni fa, in occasione dell’ennesima manifestazione. L’unica offerta che emerge alla fine è l’ennesimo tavolo che nell’imminenza del voto regionale potrà produrre solo promesse perché di mancato confronto in cinque anni non hanno messo su progetti reali e concreti per il settore. Per l’agricoltura, e non solo, servono idee chiare, attenzione, ma soprattutto serietà.
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