di ROCCO PESARINI
I giovani di Potenza hanno immensamente bisogno di politiche, di azioni e misure che consentano, una volta per tutte, di consentire loro finalmente di esser parte integrante (sentendosi tali) della nostra comunità.
Parafrasando il titolo del famoso e brutale film americano, verrebbe da dire o pensare che Potenza, in effetti, non sia una città per giovani: pochissime e sporadiche occasioni di reale aggregazione evidenzia qualcuno; solo alcol a fiumi e nulla più denuncia qualcun altro; i soliti atavici problemi della mancanza di lavoro e prospettive sottolinea qualcun altro ancora.
Basta vedere l’età media di coloro che, a vario titolo, fanno associazionismo, cultura, aggregazione, comunità, per rendersi conto che tutti i Potentini al di sotto dei 35 anni almeno, siano fuori da qualsiasi gioco, coinvolgimento e partecipazione attiva.
Ogni tanto sorge qualche associazione “giovane” o, meglio “giovanile” (ossia composta da ragazzi oppure particolarmente “dedicata” e “pensata” per i ragazzi) ma poi, poco dopo, scopri che è soltanto l’ennesimo tentativo di una politica sempre più misera di fare nuovi proseliti con la scusa di organizzare eventi.
Altre associazioni si “aprono” ai giovani ma anche lì, a finale, ti rendi immediatamente conto che è tutta fuffa perché poi le decisioni e i ruoli sono assunti sempre dai cosiddetti “nonni”.
Le stesse associazioni universitarie, ovviamente composta da ragazzi, continuano ad essere a tutti gli effetti un corpo estraneo rispetto al tessuto sociale e culturale della città e questo, certamente, non per demerito loro.
Tra gli stessi musicisti, attori, pittori, artisti a tutto tondo, l’età media quant’è? Rispondetevi da soli.
Discorso a parte per lo sport e la danza ma li è Madre Natura a fare selezione naturale avverso gli “anziani”.
E allora ecco perché servono politiche non giovanili ma politiche per i giovani, che consentano, ancor prima di un loro coinvolgimento e partecipazione, un loro appassionamento alle vicende culturali e sociali della loro città.
I giovani sono molto più in gamba di quanto noi possiamo credere o vogliamo dire; hanno spesso quella freschezza, quell’intuito, quella voglia di cambiare o sovvertire le cose che stanno alla base dei grandi cambiamenti storici e sociali.
Ma occorre dargli fiducia, fargli nascere quella passione e poi coinvolgerli e appassionarli.
Perché i giovani sono diffidenti e conoscendo noi quarantenni, cinquantenni e sessantenni, hanno perfettamente ragione.
Su quali politiche, azioni e misure per i giovani poi, possiamo iniziare a parlare da subito. Ma facciamolo.