NONNI E NIPOTI, UN LEGAME SENZA TEMPO

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Dott.ssa Margherita Marzario

 

La legge 31 luglio 2005 n. 159 sull’“Istituzione della Festa nazionale dei nonni” ha istituito la festa civile dei nonni il 2 ottobre, nel giorno degli Angeli Custodi, e nel 2021 la Chiesa cattolica ha fissato la festa mondiale dei nonni per la quarta domenica di luglio per ricordare i nonni di Gesù. La festa dei nonni (il cui fiore a livello internazionale è il “nontiscordardimé”, perché simbolo degli affetti duraturi), nata dapprima in America, esiste quasi in ogni parte del mondo data la rilevanza familiare e sociale di queste figure.
Un’analisi – pubblicata il 9 giugno 2020, condotta su 11 Paesi europei, caratterizzati da diverse condizioni sociali e demografiche e con politiche familiari differenti, e finalizzata a capire quanto possa influire la presenza di nonni “disponibili” sulla tendenza delle giovani coppie ad avere figli – ha rivelato che la propensione dei nonni a prendersi cura occasionalmente dei nipoti ha un effetto positivo sulla transizione alla genitorialità (ovvero la decisione di diventare genitori) in tutti i tipi di nazione analizzati, e la propensione dei nonni a prendersi cura regolarmente dei nipoti ha una correlazione significativa con la nascita del primo figlio sia nei Paesi con politiche pro-nataliste (Belgio e Francia), sia nei Paesi “tradizionali” (Austria, Germania, Italia, Spagna e Svizzera).
Questo confronto europeo ha confermato “l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale” come dichiarato nell’art. 1 della legge 159/2005.
Nel codice civile i nonni sono chiamati in maniera tecnica e fredda “ascendenti” (art. 317 bis). A questo termine si può dare comunque un significato corrispondente all’importanza e ruolo dei nonni. La pedagogista e consulente per la famiglia Mariateresa Zattoni scrive: “«Non capisco perché la mia nonna si chiama suocera», diceva un ometto. Quello che conta è che i nonni sono radici che ci ancorano, anche quando siamo noi stessi anziani. Ci ancorano alla terra? No, al cielo, là dove abitano le nostre vere radici”. I nonni: ti precedono negli anni, ti seguono lungo i tuoi anni, si caricano dei pesi della vita e ti vorrebbero alleggerire il volo fin oltre la loro vita. Nonni: veri angeli di cui si continua a sentire le carezze come piume nei sogni quando loro se ne vanno.
L’esperta Zattoni continua: “È troppo poco dire che, di solito, le mani della mamma e del papà sono indaffarate, forse anche piene di fretta (legittima, in nome delle “faccende” della vita). È troppo poco dire che i genitori hanno bisogno dei nonni per accudire i figli (magari solo per qualche ora, e sotto il fuoco di fila di possibili controlli e critiche). Troppo poco. Il nipotino sente che la mano del nonno e della nonna è diversa, e non solo incerta e rugosa! I nipoti sono esperti dell’albero della vita: rami e fronde non bastano. Occorrono le radici; è da quelle radici che è nato l’albero- famiglia […]. I nonni sono l’esperienza intuitiva delle radici: per questo quando non ci sono più ne sentiamo la mancanza. Abbiamo bisogno di radici, e di radici di radici. Senza discriminazioni: hai notato che un nipotino non fa differenze tra nonni paterni e nonni
materni?”. I nonni non sono solo le radici ma la linfa dell’albero della vita, quella linfa che viene dalla terra su cui vivono tutti e da cui traggono vita tutti. E questo ruolo è riconosciuto anche dal legislatore, per esempio nell’art. 336 bis cod. civ. laddove si parla di “ramo genitoriale”, locuzione che ha un significato tecnico ma soprattutto simbolico. Nonnità: non un vincolo giuridico ma uno stato del cuore, una relazione di crescente emozione, esperienze da vivere e condividere (anche online laddove non sia possibile farlo da vicino), come è emerso ancor di più nel periodo dell’emergenza sanitaria quando non ci si poteva né incontrare né toccare.
I nonni sono sicuramente da annoverare tra le altre persone legalmente responsabili o aventi cura dei bambini di cui si parla nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, cui sono affidati i bambini in luogo dei genitori in casi di loro tossicodipendenza o in altri casi gravi a conferma dell’intricata rete relazionale in cui si è avvolti quando si viene al mondo. “L’essere umano è un essere strutturalmente in relazione, nel senso che si costituisce come uomo e come donna proprio a partire e grazie alle reti di relazioni nelle quali egli è concretamente inserito. E questo fin dall’inizio della sua vita. Egli è, infatti, non soltanto dal punto di vista biologico, ma anche da quello sociale e antropologico, il frutto di una relazione che lega tra loro un uomo e una donna. Il figlio e la figlia sono quasi l’incarnazione della loro relazione. L’essere umano non si deve dunque a se stesso, ma alla relazione che unisce tra loro i genitori. E questa relazionalità, geneticamente filiale, è inscritta nella sua stessa carne mediante la mascolinità o la femminilità, che non sono perciò un dato soltanto biologico e culturale, ma anche antropologico, proprio perché dicono, con il linguaggio del corpo, uno strutturale essere in relazione con e per qualcuno che tocca
ogni essere umano. Ed è altamente significativo che i termini usati per dire l’identità di ogni nuovo essere umano siano tutti termini il cui senso viene semanticamente strutturato dalla relazionalità, a cominciare da quello più fondamentale di figlio e di figlia: si dice infatti figlio e figlia sempre e soltanto in relazione a un padre e a una madre, termini che a loro volta sono relazionali” (lo studioso gesuita Mario Imperatori). E tra i “termini relazionali”, da “genitori” e “figli” conseguono “nonni” e “nipoti”. Ogni bambino nasce da una rete di relazioni (anche quando si tratta di fecondazione assistita), da una singola relazione (la fusione di gameti), nasce mettendosi in relazione con la mamma e le prime figure che gli stanno intorno, viene messo al mondo per entrare in relazione perché è così la vita. Non è, pertanto, corretto parlare di collocamento dei figli dopo la separazione dei coniugi o conviventi né di diritto di visita e di frequentazione dei nonni in caso di conflitti familiari, anzi non dovrebbe essere nemmeno necessario parlare di diritti perché la relazionalità è “consustanziale” alla persona stessa. “Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo di conservare la propria identità, nazionalità, nome e relazioni familiari, quali riconosciuti per legge senza interferenze legali” (art. 8 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).
La nonnità: più che un diritto a essere nonni, è un diritto a fare i nonni e ad avere dei nonni, è il diritto ad avere una relazione diversa, speciale, vitale. È una delle relazioni fondamentali della vita che danno una spinta univoca verso gli obiettivi essenziali e che si portano in sé anche senza vedersi perché conta la vista del cuore.

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Sull' Autore

Insegnante, giurista, con la passione della lettura, della scrittura, della fotografia e di ogni altra forma di arte e cultura. Autrice di tre libri per Aracne Editrice (Roma) – fra cui “La bellezza della parola, la ricchezza del diritto” (2014) menzionato nel sito dell’Accademia della Crusca –, di oltre 150 pubblicazioni giuridiche citate in più sedi (testi giuridici, convegni, università, siti specializzati, tesi di laurea) e di altri scritti, già operatrice socioculturale nel volontariato (da quello associativo a quello penitenziario). Nata a Salandra (MT), vive a Matera.

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