LA RIPARTENZA ATTRAVERSO LA POTENZA DEL GRIDO LUCANO
Da Tricarico storie di tradizioni, emigrazione e speranza.
di Martina Marotta
In un momento in cui la musica e lo spettacolo sono feriti profondamente dalla pandemia le Officine Popolari Lucane, magistralmente guidate da Pietro Cirillo, hanno gridato il dolore del loro paese, Tricarico, colpito tanto dal Covid-19. Il video è uscito lo scorso aprile ed è stato realizzato nel pieno rispetto delle regole. Ogni componente, infatti, ha suonato nella propria abitazione creando realmente “musica a distanza”.
Anche in questa particolare occasione i testi di Pietro Cirillo sono segnati dal profondo amore per il suo paese. Grazie a questo amore e ad un minuzioso studio delle tradizioni musicali lucane si è sviluppato, nel corso degli anni, il progetto delle Officine Popolari Lucane. “L’officina è un luogo dove qualcuno entra per aggiustare qualcosa, con noi è diventata strumento di comunicazione musicale, segno artistico che rappresenta la nostra cultura.” spiega Cirillo “Il percorso delle Officine Popolari Lucane è cresciuto spontaneamente, per l’esigenza di riappropriarci di un segnale musicale in cui riconosciamo le nostre radici al di fuori della massa. É un luogo dove raccogliere e mietere storie, musiche e sentimenti.”
La memoria storica e le tradizioni diventano segno distintivo dei loro testi e mezzo attraverso cui apprendere il passato ed edificare il proprio futuro. Un ruolo fondamentale è dato agli strumenti che affondano le loro radici nella terra lucana come il cupa cupa e i tamburi di tricarico ma anche mandole e chitarre battenti che allargano gli orizzonti della band verso l’intero Mediterraneo.
Fondamentale nel percorso di Pietro Cirillo è stato l’incontro con Antonio Infantino ed i Tarantolati di Tricarico. “Ho avuto la fortuna di suonare con lui e mi ha insegnato l’attaccamento alla terra, alle origini e ai nostri strumenti. Attraverso il reinventarsi in modo originale è riuscito ad insegnare il linguaggio degli strumenti della nostra terra che parlano di rabbia, di amore e di magia. Antonio ha insegnato molto a tutti e possiamo dire che è stato il primo a portare fuori dai confini regionali questi strumenti e questa musica” racconta Pietro Cirillo.
Ma i testi delle loro canzoni trattano anche il tema dell’emigrazione. Il brano Anima lucana racconta il viaggio di ritorno in Basilicata durante le vacanze estive dei figli lucani emigrati in altre regioni o in altre parti del Mondo. Fanno da filo conduttore due sentimenti contrastanti, la gioia del passeggiare per i vicoli del proprio paese, sentendo il profumo delle cantine e la rabbia verso il tempo che non è mai abbastanza e conduce inevitabilmente ad una nuova partenza. La bellezza di questo brano ha portato un grande riscontro positivo da parte del pubblico e ha vinto il premio Mia Martini a Bagnara Calabra nel 2018.
Di particolare rilievo sociale è stato l’ultimo album pubblicato, Sangue Lucano. Una raccolta che racconta le fragilità degli ultimi, degli indifesi con al suo interno dediche particolari. “Il brano Vento di Elisa implora giustizia per Elisa Claps. Tutti conosciamo la sua storia. Gildo Claps e la mamma Filomena mi hanno aiutato molto nella stesura del brano perché non è stato facile far emergere i sentimenti e la verità.” racconta Pietro “La seconda dedica è per un ragazzo che seguivo come educatore in una comunità per tossicodipendenze ed alcolismo. Sentire la voce degli ultimi e soprattutto di chi ha bisogno e trova rifugio nelle droghe mi ha fatto scoprire una sensibilità e una fragilità comune a molti giovani.” e continua “ Con le mani al sole, invece, è un inno alla vita, alla speranza, alla forza di non arrendersi mai e chiedere aiuto. Per finire, Croce d’amianto è un brano che ho dedicato ad Antonio, muratore che è rimasto vittima di un incidente su lavoro.”
Il brano che in assoluto segna il più grande successo delle Officine Popolari Lucane è Tarantato comm’ a me. “Tarantato è lo stile di chi non cede alle lusinghe di una modernità che ci vuole ubbidienti alla moda e che ci spinge verso l’esilio e verso l’abbandono, è lo stile di chi con rabbia rimane legato alle proprie radici e alla propria terra.” spiega Cirillo “Proprio nel roteare gioioso di una bambina che suona il tamburello si manifesta la speranza di tarantato comm’ a me. Nelle mani di una ragazzina che suona con maestria un tamburello tutto può ricominciare.”
Con la speranza che ci viene donata dal sole che ogni giorno sorge da dietro le montagne lucane si avvicina sempre di più il momento in cui torneremo, festosi, ad affollare le piazze, cantando e ballando sulle note della nostra musica, riappropriandoci, nuovamente, di quei momenti di convivialità in cui ogni persona, pur proveniente da altre parti del mondo, diventa parte dell’unica, grande famiglia lucana.
Buon cammino !
foto tratte dalla rete internet su autorizzazione dell’autore