IL “VIVIANI”, MONUMENTO NAZIONALE?

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Giovanni Benedetto

Consigliamo vivamente la lettura di questo articolo, ironico ma con un sottofondo di verità e con un finale da non sottovalutare

Siamo nel 2084 a  Potenza, la comunità sportiva col patrocinio del comune della città,  festeggia i 150  anni di vita della ” Stadio Viviani” già  ” Campo Sportivo Viviani”.
Sono previste molte manifestazioni e dibattiti per raccontare e ricordare ai giovani cosa ha rappresentato lo stadio Viviani per la città e le generazioni passate.
E’ in assoluto lo stadio più vecchio d’Italia, ancora in attività, ospita la squadra locale della città che si alterna a disputare campionati regionali o  di serie E, paragonabile alla vecchia serie D degli anni 2020,   un po’ più declassata.
In centocinquant’ anni di vita ha subito molti restyling  e da una ricerca fatta negli archivi del Comune , a conti fatti, risulta che per i soldi spesi per gli adeguamenti alle normative sempre più stringenti nel corso dei decenni, si sarebbero potuti costruire all’incirca tre stadi nuovi, più moderni e capienti.
A distanza di tantissimi anni possiamo affermare la lungimiranza dei politici dell’epoca. Mario Guarente fu storicamente il Sindaco che più di tutti aveva intuito il destino della città e che aveva ritenuto inutile rovinare un gioiellino artistico per una città destinata ad un lento spopolamento. I libri di storia annotano questa preveggenza.
Mai così profetiche furono le sue intuizioni, visto che adesso la popolazione della città, dai primi decenni degli anni duemila, si è praticamente dimezzata.
La tifoseria può vantare un rapporto con lo stadio unico ,continuando a soffrire di passione e a gioire su quegli stessi spalti dove tifavano i loro bisnonni e trisnonni quando quest’ultimi , si dice, andavano a vedere il Potenza dell’attacco raffica che stendeva tutti i portieri della serie B.
Non sappiamo quanto appartenga al mito e quanto alla realtà.
Di quel Potenza che sembra lo chiamassero”miracolo” abbiamo pochissime informazioni: c’è solo una vecchia scritta che si intravede, appena, sulla parete vicino agli spogliatoi: ” Rosito Vincenzo”, e che lascia immaginare gesta sportive tali da essere ricordate sul muro.
Immaginare oggi, 2084, un Potenza in una categoria di serie B è solo fantascienza, però è sempre bello vedere che i tifosi restino fedeli alla squadra, indipendentemente dal livello di militanza: ora come allora continuano a vedere le partite sotto il gelo e la pioggia delle domeniche invernali di Potenza come facevano i loro trisnonni ai tempi antichi della serie B. Sono così attaccati alle tradizioni che i giovani attuali l’hanno chiamato il ” Colosseo” di Potenza  e consapevolmente  hanno rinunciato a  tutti i confort di uno stadio moderno pur di sedere sugli stessi gradini, scomodi consumati dal tempo, che hanno occupato i loro antenati, trisavoli compresi.

La filosofia dell’amministrazione presente e passate della nostra città è sempre stata quella di conservare il patrimonio pubblico allo stato iniziale proteggendo cosi anche lo stadio Viviani dalle moderne e invasive strutture di cemento connesse ai nuovi stadi.

Tra le storie che si tramandano oralmente, ma che è possibile forse ritrovare nell’archivio di Stato, c’è quella di un giovane signore , originario della città e cresciuto professionalmente altrove, che , dopo aver rilevato la squadra, si era messo in mente di regalare uno stadio nuovo alla città.  Tutti sembrarono contenti e ognuno, anche di quelli che contavano in città e in regione, si sperticò in lodi e di complimenti. Ma era solo una finzione, perchè sia gli uni sia gli altri non facevano seriamente , ma recitavano una scena per vedere come i cittadini  l’avrebbero presa. E tra chi voleva un vecchio terreno dove c’erano i maiali, chi invece voleva un altro alla periferia opposta della città, la comunità cittadina trovò un modo per discutere e dividersi sul niente, quel tanto che bastava al Sindaco per dire che aveva visto giusto e che era meglio lasciare le cose come stavano e quel tanto che bastava al giovane signore per diventare sempre più popolare e buttare un po di fumo negli occhi dei tifosi.

E furono talmente preveggenti che oggi, a 150 anni, la gente che è rimasta fedele al calcio e alla squadra , va al Viviani senza porsi più il problema dello stadio, ma orgogliosi del loro monumento nazionale. E vissero tutti felici e contenti.

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Sull' Autore

Mi sono occupato per 40 anni prima in Rai e poi in Rai way dell' esercizio degli impianti alta frequenza della Rai in Basilicata. Per vent'anni in qualità di quadro tecnico sono stato responsabile del reparto di manutenzione degli impianti alta frequenza: ripetitori, trasmettitori tv e mf, ponti radio e tutti gli impianti tecnologici connessi. Ho presieduto tutta la fase della swich-off analogico- digitale della rete di diffusiva della Basilicata. Nel 90 per tre mesi come tecnico della Rai Basilicata ho lavorato al centro , ibc, di Saxa Rubra, per inoltrare i segnali televisivi e radiofonici provenienti dai dodici stadi accreditati ai mondiali 90, attraverso i ponti radio e i satelliti in tutto il mondo. Fuori dal mondo produttivo, mi sento un cittadino libero e curioso, che osserva con attenzione la realtà che mi circonda. Attento al comportamento della politica e delle istituzioni e alle decisioni che esse assumono e che incidono sul nostro destino , sensibile ai fenomeni e ai cambiamenti che attengono la nostra società: comprese le virtù e le miserie che essa esprime; sempre raffrontando il presente col passato per schiarire meglio la visione del futuro.

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