QUELLO CHE SI DICE DI MATERA

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Margherita Marzario
Quando si parla di Matera nei salotti culturali, si è soliti citare i letterati che l’hanno conosciuta e definita in vario modo, da Giovanni Pascoli a Carlo Levi. L’intellettuale torinese Carlo Levi, nel 1952 quando Matera era considerata “vergogna nazionale”, scriveva: “Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”. Nel 1952 la definiva pure “capitale dei contadini”, anche se nella realtà erano chiamati e trattati da “cafoni” o “zappatori”. Carlo Levi è stato, quindi, lungimirante perché ha anticipato la designazione di Matera a “capitale europea della cultura” (“cultura” che, etimologicamente e non solo, ha molto a che fare con l’agricoltura). Matera ha avuto sempre in sé i germi che l’hanno portata alla designazione a “capitale europea della cultura”, perché luogo depositario di vera cultura umana. In seguito scriveva che Matera “è un luogo vero, uno dei luoghi più veri del mondo” (da “Tre ore di Matera” in “Le mille patrie”). Matera non è una vera città, ma una città vera, anche per la sua proverbiale lentezza che consente di approfondire le vere relazioni umane. Amelia Rosselli (figlia di Carlo Rosselli, ucciso col fratello dal nazifascismo), grande poetessa e fidanzata del lucano Rocco Scotellaro (o, meglio, a lui legata da “amicizia amorosa”), definiva Matera “città cava e rotonda”: Matera è e deve essere cava e rotonda nel dare accoglienza e nell’esprimere la sua fecondità offrendo continue opportunità. Il primo film documentario in cui compare Matera è stato “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato” (1950) di Carlo Lizzani, una delle più grandi opere di documentazione sul secondo dopoguerra e sul mondo contadino. Carlo Levi, con le sue definizioni del 1952, è stato un profeta e un propulsore dello sviluppo di Matera, poiché già nel 1953 vi è stato girato il primo grande film (il primo di quelli che sarebbero seguiti) “La lupa” del milanese Alberto Lattuada che l’ha tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga. Il film, tra neorealismo e melodramma, risulta oggi un docufilm delle vie, dei volti e della vita, nel bene e nel male, di Matera del tempo. Un altro film particolare – da cui emerge tutta la drammaticità della vita lucana di allora – girato a Matera è “Il demonio” (1963, di Brunello Rondi), girato sulla spinta degli studi di Ernesto De Martino, presentato fuori concorso al 24° Festival del Cinema di Venezia dove fu apprezzato dalla critica europea, ma non da quella italiana. William Friedkin, regista del mitico film “L’esorcista” girato dieci anni dopo nel 1973, ha dichiarato di essersi ispirato ad alcune scene de “Il demonio”. “I posti in cui si allestiscono set e si girano film a Matera non sono semplici location, ma luoghi dell’anima” (il materano Luciano Veglia, cinefilo). Matera e gli altri angoli da scoprire della  Basilicata sono un trattato itinerante di ogni geografia e soprattutto della geografia relazionale, della memoria, dello spirito. Matera stessa è un film, una pellicola che si avvolge al tempo, che si svolge nel tempo! In un film cinese a episodi intitolato “Sposiamoci”, uno degli episodi è stato girato a Matera. Il titolo è indicativo di come l’antica e profonda cultura materana e lucana si possa sposare con ogni altra cultura antica che ha tracciato la storia dell’umanità. Matera e Basilicata, terra di cinema: oltre all’economia, però, occorre pensare all’ecologia. Occorre che il cinema rispetti l’unicità e la fragilità del territorio, occorre che sia un cinema ecosostenibile nel rispetto, tra l’altro, della cosiddetta “etica del paesaggio”. “Voi abitanti di Matera e della provincia, siete temprati da un’esperienza secolare ad affrontare grandi e piccoli disagi, a non piegarvi davanti alle avversità e alle forze della natura. Siete una popolazione laboriosa, paziente, silenziosa, profondamente umana e cristiana”: dal discorso di Giovanni Paolo II in visita in Basilicata nel 1991. Lucanità: ultrasecolarità, convivenza con le avversità, profonda umanità! “Matera, capitale del rovesciamento” (Marta Ragozzino, storica dell’arte contemporanea). Rovesciamento di pregiudizi, di avversità, di destinazioni: quello che fanno quotidianamente i lucani, da sempre! Lucio Dalla, a Matera l’ultima volta il 4 febbraio 2012, disse di amare Matera e di trovarla unica anche per la sua connaturale musicalità. Basta ascoltare in silenzio e ascoltarne il silenzio: dal lento scorrere del torrente Gravina al vociare dei turisti che ricorda quello dei bambini che, in frotta, accorrevano verso Luisa Levi (sorella di Carlo) chiedendole, nell’incomprensibile dialetto, il chinino contro la malaria. Vittorio Storaro, direttore della fotografia e vincitore di tre premi Oscar, dopo aver visitato Matera il 15 marzo 2014, ha parlato di “tumulti di creatività”. Matera, grande esempio di creatività e creattività umana. “Matera è una bella città, ma è ancora un vulcano spento, una bella addormentata che ha bisogno di principi che le diano un bacio per farla risvegliare” (ing. Francesco Maggiore). Matera, come tutta la Basilicata, è una gran “ri-sorsa” che, per “ri-sorgere”, ha bisogno di qualcuno che ci creda, a cominciare dai lucani stessi. Secondo gli esperti di paesaggistica e urbanistica i Sassi di Matera sono un “iperluogo”: “L’iperluogo fa incontrare spazio e tempo in una comunità di sentimento, che è l’esito del riconoscimento di valori territoriali, ambientali, umani” (prof. Dario Rei). Tutta la Basilicata è un iperluogo, superluogo, ma purtroppo è una terra bistrattata come gran parte del Sud del mondo.  “Bisogna evitare il rischio della spettacolarizzazione, edulcorazione dei Sassi di Matera” (la scrittrice materana Mariolina Venezia). Dopo uno spettacolo rimane il magone perché è finito, il pubblico se ne va, gli attori si ritirano e restano solo i tecnici a smontare tutto per ricominciare altrove il giorno dopo, e di quella serata rimarrà solo un ricordo: non può e non deve essere così anche della Basilicata o di un qualsiasi altro angolo del Sud sfruttato. Matera di notte, un universo d’emozioni che nasce dal big bang tra cielo e terra, con le sue luci e i bagliori sui Sassi ultramillenari è un cielo capovolto o un mare che riflette le luci delle stelle o una luna su cui allunare. È una città che ispira ogni volta ad ogni passo, ad ogni masso, ad ogni Sasso e, perché no, ad ogni spasso! Parafrasando spettacoli e scritti vari, si può dire che Matera è città concava e convessa: concava per la storia, convessa per propositi e progetti. È questo il significato della locuzione “futuro remoto” che ognuno dovrebbe far proprio! Matera, un percorso attraverso tutti i tempi, ogni concetto di tempo, da quello preistorico a quello psicologico. Matera, lezione di vita: in cima alla salita, con la fronte intrisa di sudore, la meta conquistata è ancor più saporita e gradita!
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Sull' Autore

Insegnante, giurista, con la passione della lettura, della scrittura, della fotografia e di ogni altra forma di arte e cultura. Autrice di tre libri per Aracne Editrice (Roma) – fra cui “La bellezza della parola, la ricchezza del diritto” (2014) menzionato nel sito dell’Accademia della Crusca –, di oltre 150 pubblicazioni giuridiche citate in più sedi (testi giuridici, convegni, università, siti specializzati, tesi di laurea) e di altri scritti, già operatrice socioculturale nel volontariato (da quello associativo a quello penitenziario). Nata a Salandra (MT), vive a Matera.

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