di Claudia De Luca
Parco Radici, piazzale Budapest, giorno dell’inaugurazione: ore 17 sono lì, insieme al mio Biagio ed in attesa di alcune amiche con pelosi al seguito. Parcheggio la macchina e mi avvio verso il parco, sono curiosa, voglio vedere questo bike e dog park, voglio capire se è vero, se realmente qualcuno ha messo insieme due passioni tanto diverse, creando uno spazio per la fruizione comune. Ecco l’area destinata alle bici; un percorso in terra con dislivelli, curve, rettilinei (tutto impraticabile per una ciclista da divano come me!), ma spazio meraviglioso per gli sportivi ed amanti della disciplina: ragazzi belli rossi in viso, con caschetti colorati sfrecciano, pedalano, saltano, si impolverano e…ridono, ridono di gusto, sono felici, si vede; qualcuno si ferma, prende fiato, ma con la soddisfazione sul volto, ed in un attimo è di nuovo in sella e ricomincia a pedalare.
Che bello! un posto sano e sicuro!
La mia attenzione è però catturata da guaiti, mugolii, abbai… è l’area cani! È uno spazio molto ampio, ben recintato, bello e rilassante: ben pensato per i cani che possono muoversi liberamente, correre ed inoltre hanno la possibilità di mantenere buone distanze fondamentali per la loro comunicazione. Una chicca? Il cancello di ingresso è fichissimo e sicuro! Bravi!!
Conosco alcuni dei pelosi che stanno giocando, stanno socializzando…ed anche i loro compagni bipedi hanno la possibilità di scambiare quattro chiacchiere, diciamo così: uno spazio sociale per animali a due e quattro zampe.
Mentre aspetto, si avvicina un ragazzo, ha la targhetta staff e tre cani con lui, mi invita ad entrare, Biagio però è nervoso, non mi va, lo ringrazio comunque e lui “Sei qui da un sacco di tempo, c’è un regolamento, ha diritto anche lui a correre, adesso te la libero.” Wow, sono piacevolmente colpita, è attento ed osserva, ci tiene; ad ogni modo gli spiego che non è necessario, che torneremo di sicuro.
Questo ragazzo è Giovanni Santangelo, è lui che ha avuto il sogno, è lui che ha combattuto e perseverato per realizzarlo.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere e con noi i suoi compagni Cenere, Paura e Panzerotto (nomi curiosi vero? Bè se volete sapere la loro storia dovete di necessità chiederla a questo ragazzo coraggioso e sognatore); mi sono trovata a parlare con una persona pacata e gentile e dallo sguardo onesto.
Radici? Giovanni perché radici? Mi dice che è al Poggio che è nato ed è qui che è ritornato dopo un po’ di tempo passato ad Ostia dove ha lavorato, e mi ha raccontato che lungo il tragitto che percorreva quotidianamente in bici, passava davanti ad uno dei più grandi skatepark e da lì l’idea: realizzare un percorso per bike e uno spazio cani che sono la sua grande passione.
L’incontro e l’amicizia nata con Carlo Tronnolone e Luca Fucci, i trail builders che si sono dedicati alla costruzione del percorso per bici, ha poi permesso di mettere insieme le idee con la realizzazione pratica, e da qui la nascita poi dell’associazione Radici.
Bisogna rendere loro il merito di aver scelto una zona dismessa, da riqualificare, con tutte le difficoltà annesse, innanzitutto fare i conti con l’iter burocratico da seguire che è faticoso di suo; inoltre questi ragazzi si sono impegnati personalmente nella realizzazione del parco, hanno lavorato, e letteralmente “bonificato” e sistemato l’area; Giovanni mi fa vedere le mani, sono escoriate, mi dice di aver portato le pietre dei vialetti a mano e di averle sistemate una ad una: “Claudia ho gettato il sangue, ma sono contento.”
Loro sono frontman di questa associazione, ma in tanti hanno aiutato, appoggiato e sostenuto il progetto; ho visto una comunità eterogenea all’inaugurazione, ho visto appassionati e semplici curiosi stare lì, ad ascoltare, guardare, osservare e compiacersi per questo tentativo di rinascita per una parte del quartiere un po’ dimenticata.
La sua speranza, continuando a chiacchierare, è che Radici faccia da volano per un mega effetto domino, perché è possibile fare tanto per questa città: “Potenza – dice – non è brutta, siamo noi che continuiamo a dire che è brutta, ma non lo è, è che non proviamo a fare nulla per cambiare le cose!”
È stato bello chiacchierare con Giovanni, è stato bello vedere, contrariamente a quando si creda, che esiste ancora oggi gente che sogna, che esiste la perseveranza, la tenacia, ma soprattutto tanto coraggio; esiste ancora la forza e la determinazione necessari al cambiamento.
Mi auguro, ed auguro a questo gruppo di impavidi ragazzi, che il parco diventi elemento aggregante per una parte della città, e non solo; che le persone sappiano amare e rispettare il sacrificio e soprattutto il sogno di Giovanni, facendosi insieme con lui, portatrici di cambiamento ed integrazione.