Raccogliere idee per un piano sanitario che nasca
dal basso così da poter fornire politiche di indirizzo al dipartimento al ramo”. Così la presidente
della quarta Commissione consiliare “Politica sociale”, Dina Sileo, aprendo i lavori dell’organismo
consiliare, riunitosi ieri per continuare ad audire gli operatori e i responsabili della sanità lucana.
Per il Circolo culturale “La Scaletta” di Matera hanno preso la parola il presidente Paolo Emilio
Stasi e Angelo Andriulli che, attraverso l’ausilio di alcune schede, hanno illustrato una serie di
proposte per il Piano Sanitario regionale partendo dai dati ufficiali Agenas. “Secondo noi – hanno
affermato – l’organizzazione esistente va bene se accompagnata da un miglioramento delle
professionalità che operano all’interno. Dunque: 4 ospedali di comunità per persone che non hanno
necessità di essere ricoverate ma necessitano di un’assistenza che non potrebbero ricevere a
domicilio, con 171 operatori, di cui 99 infermieri, 66 oss e 6 medici; 12 Case di comunità che si
dovranno occupare della prima assistenza al paziente; 6 centrali operative territoriali; 273 infermieri
di famiglia e di comunità”. “Sulla mobilità passiva mentre l’Agenas propone la ristrutturazione
dell’esistente – hanno sottolineato – noi chiediamo di potenziare le strutture ospedaliere
maggiormente attrattive: Crob, Lagonegro, Melfi e Villa d’Agri, Matera e Policoro. E’ opportuno
mantenere e potenziare queste strutture che potrebbero apparire periferiche. Riqualificare poi
l’esistente partendo dal ‘Programma nazionale esiti’ che espone una valutazione qualitativa delle
performance in sanità. Per la Basilicata i dati ci dicono che le performances risultano inferiori alla
media nazionale per 7 degli 11 parametri considerati. La nostra proposta va nella direzione di
clinicizzare alcuni reparti ospedalieri, favorire e sostenere i costi per stages specialistici presso
centri di eccellenza nazionali e internazionali, prevedere la frequenza obbligatoria dei reparti
ospedalieri per i medici di Medicina Generale in quanto reputiamo importante il loro aggiornamento
professionale. Si lamenta – hanno proseguito – che una causa del disservizio sanitario sia da
imputare a una carenza di personale. Noi per ovviare in parte a tale problema proponiamo le
iscrizioni, in sovrannumero, a corsi specialistici per i laureati in Medicina residenti in Basilicata,
dopo specifiche convenzioni con l’Università e con onere finanziario a carico della Regione, conl’impegno dei laureati a lavorare per almeno 5 anni in regione, dopo essersi specializzati, pena
restituzione degli oneri finanziari sostenuti. Importante, poi, favorire il rientro in regione di giovani
italiani laureatisi in altre nazioni come l’Albania e la Romania. Per quanto riguarda la mobilità
sanitaria passiva, la sanità privata convenzionata ha consentito la soddisfazione di bisogni di salute
dei cittadini ma a causa della politica dei tetti di spesa è in grave difficoltà economica. Si sta
andando verso una sanità privata, per chi se la può permettere, sono, infatti, in grande sviluppo le
assicurazioni sanitarie. Bisogna intercettare qualità e professionalità, solo così si può arginare la
migrazione sanitaria. La regione – hanno concluso Stasi e Andriulli – deve fare delle scelte, vanno
individuate le priorità, si parla di bonus energia, di bonus acqua ma non bisogna dimenticare che il
diritto alla sanità è sancito dalla Costituzione. Sul corso di medicina nutriamo delle perplessità,
questo costa alla regione 14 mln di euro annui e su 60 posti messi a disposizione non vi è stata la
copertura totale. E’ importante che si raggiungano livelli di eccellenza”.
A supporto delle proposte presentate dal presidente del Circolo la Scaletta sono intervenuti il già
consigliere Acito, socio del Circolo, il quale nelle vesti di cittadino ha portato una testimonianza
personale per una vicenda familiare vissuta e che “ha fatto emergere le numerose criticità
dell’ospedale di Matera”; il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Matera, Francesco
Dimona che si è detto preoccupato per l’andamento della sanità in generale e in particolare di quella
di Matera; il dott. Cugno, che ha parlato della necessità di creare la giusta sinergia tra attività
territoriale e attività ospedaliera; Carlo Spirito di Confprofessioni che ha detto di sostenere
pienamente la proposta illustrata. Per i consiglieri sono intervenuti: Vizziello (Bo) il quale rispetto
alla facoltà di Medicina ha detto di condividere la posizione di Stasi evidenziando anche che la
facoltà è partita senza avere i laboratori dei primi due anni propedeutici per il prosieguo delle
attività mentre, rispetto alla proposta di utilizzare i medici provenienti dall’Albania, si è detto
scettico in quanto “la loro formazione è meno che sufficiente” e per quanto riguarda l’Asm ha
sottolineato che “il Direttore Generale sta demolendo la sanità nell’ospedale e sul territorio”;
Perrino (M5s) ha evidenziato le criticità legate alle sale operatorie dovute soprattutto alla carenze di
infermieri; Polese (Iv-RE) si è soffermato sulla facoltà data ad alcuni medici di medicina generale
di proseguire l’attività oltre l’età pensionabile. “Questo non ha senso – ha precisato – perché in
provincia di Potenza ci sono giovani medici che non raggiungono i massimali”.