STORIA DI POPOLI E SAPORI

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PATRIZIA BARRESE

Quando a parlare sono natura, storia, gastronomia, arte e poesia, si comprende che i punti salienti della discussione riguardano le caratteristiche di una regione, la Basilicata, che mantiene una dimensione di rara autenticità storico-culturale e che punta sulla genuinità e l’unicità di un territorio votato alla conservazione di eccellenze del gusto e della gastronomia. Proporre antiche ricette, preparare delizie gastronomiche in armonia con la natura, la regione ha fatto propria la cultura del saper gustare i sapori che la terra ci regala, un territorio ancora tutto da scoprire, grazie alle specialità della sua tavola che in ogni località, racchiudono segreti che attingono agli incroci delle diverse dinastie che l’hanno colonizzata.

Lucani, Greci, Romani, Longobardi, Normanni, dominazioni arabe, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli e Borboni, la Basilicata è stata insediata, seppur per differenti periodi, da popoli e dominazioni che ne definirono il crocevia di commerci e scambi culturali oltre i confini territoriali. Con l’arrivo dei Normanni il Vulture, e Melfi in particolare, raggiunge il suo splendore vivendo una vera e propria “età dell’oro” e durante questo periodo nel Vulture sorsero diversi edifici sacri, come chiese e cattedrali su cui campeggia lo stemma del ducato Normanno e l’arte meridionale visse un periodo di grande ricchezza e magnificenza. Storia che dai popoli si è diffusa con il cibo e la Basilicata, sin dall’antichità, ha saputo far tesoro dei prodotti della sua terra, basti pensare che la comune salsiccia, denominata nei modi più differenti nelle diverse regioni d’Italia, da salamella a pezzente, da cervellatina a caddozzo, venne raccontata già in epoca romana e sino ad oggi, la luganega, deve proprio quest’ultima definizione da lucanica. Lo storico romano Marco Terenzio Varrone scrisse “Chiamano lucanica una carne tritata insaccata in un budello, perché i nostri soldati hanno appreso il modo di prepararla dai Lucani popolo omonimo da cui la regione prese il nome di Lucania.

Nella storia della gente lucana l’alimentazione ha rivestito un ruolo importante e il pasto ha sempre rappresentato un rito legato alla convivialita’, un desiderio di unione, di rafforzamento dei legami familiari. I pasti, preparati in casa, per garantire le forze necessarie per dedicarsi al lavoro dei campi che non consentiva di tornare a casa per il pranzo, erano rappresentati da una “tavola imbandita” di uova sode, formaggio, peperoni, cipolla cruda, cicoria, fave, piselli, lenticchie, fagioli, companatico mai slegato dall’utilizzo del pane che costituiva l’alimento principale. Pane realizzato con tutti i tipi di grani e miscugli di farine, farro, avena, segale, orzo, granoturco, miglio, legumi e non ultime per importanza le castagne. Quest’ultima prelibatezza d’autunno ha sempre rappresentato uno degli alimenti più sani e ricchi della stagione che la natura ci offre per andare incontro alle temperature invernali che non tardano ad arrivare, vista la variabilità climatica del periodo.

La castagna o marrone, se di dimensioni maggiori, è presente nella dieta dell’uomo fin dalla preistoria e, in epoca storica, le sue virtù erano note agli antichi greci: il castagno era già definito “l’albero del pane” e la castagna era il “pane dei poveri” per la presenza assidua sulla mensa delle famiglie contadine, riciclabile con qualche semplice accorgimento per soddisfare ogni palato. Le castagne sono l’ingrediente principale di molti piatti abbinate a salumi tipici, serviti in brodo o con zuppe e verza. Ma nel marasma culinario e la consapevolezza di conoscere l’origine di ciò che mangiamo, in questa romantica stagione, una passeggiata nei boschi riempie di colori ed emozioni magici e unici che il territorio lucano sa offrire e, di passo in passo per zone montane, è facile giungere ad assaporare questo frutto gustoso che viene celebrato a Trecchina, San Severino Lucano e la più famosa “Sagra della varola” a Melfi e il marroncino che è il protagonista di questo evento di fine ottobre, giunto alla 62^ Edizione.

Non contenendo colesterolo, le castagne sono ricche di fibre, ricchissime di sali minerali e vitamine, un alleato naturale per il corretto funzionamento del sistema nervoso e della memoria, un toccasana per le vie respiratorie e rappresentano una grande fonte di energia essendo ricche di carboidrati che sostituiscono i cereali del pasto. Tuttavia pare che questo piacere culinario ed altri alimenti, siano ormai superati per fare spazio alla sperimentazione che già da alcuni anni spopola tra i vip: la terapia endovenosa per la bellezza ed il benessere ossia, il modo più efficace e rapido per fornire farmaci, vitamine e sostanze nutritive al corpo.  Chi non vorrebbe fare un trattamento anti-aging, rafforzare il sistema immunitario per prevenire i futuri acciacchi, disintossicare, bruciare grassi, migliorare il tono muscolare mirando ad un ringiovanimento miracoloso?! Belen Rodriguez, Chiara Ferragni, Martina Colombari, Rihanna e Paris Hilton, sono alcune delle celebrity che hanno ammesso di assumere vitamine in quantità elevate attraverso l’infusione per vena. Dall’America le richieste sono decuplicate e presto anche in Italia si avvisteranno i Drip Bar, dove in un’ora è possibile sottoporsi ad una flebo – Vitamin Drip –  arricchita di sostanze idratanti e vitamine. Tuttavia risulta appagante sostituire il piacere di assaporare frutta e verdura di stagione con una alimentazione “liquida per endovena” mentre si è comodamente sdraiati e intenti a leggere un libro!?

Sebbene l’alimentazione dei nonni risultasse frugale e ricca di qualche etto in più di grassi e carboidrati è sempre stata sinonimo di cibo sano per il buon funzionamento dell’organismo. Certo le mode alimentari ed estetiche segneranno il futuro ma quel che vince sempre su qualsiasi dieta o pratica modaiola è tornare al buonsenso. Mangiare bene ma con moderazione i prodotti tipici locali porta a scoprire la storia di ogni territorio e le tradizioni racchiuse nei sapori e nei ricordi sprigionati e associati al cibo daltronde che c’è di meglio di un calice di Aglianico novello e il cartoccio di caldarroste che sono un classico della tradizione autunnale italiana. Rocco Scotellaro esprimeva in versi:

”Voglio aria la sera e consumazione
di vino e castagne in compagnia
perché ognuno conta una storia
e insieme viene l’armonia”.

Rispettare cibi e momenti ad esso dedicati come un rito, evita di cadere in trappole alimentari legate ai suggerimenti mediatici, non sempre veritieri ed adeguati e che inducono a rimanere a bocca asciutta. L’idea di un buon piatto tornerà sempre in auge perché la buona tavola, regionale ed italiana che sia, sarà sempre apprezzata per i suoi sapori più autentici, un vero e proprio patrimonio enogastronomico che ha trasformato i semplici ingredienti di un mondo rurale in veri e propri “tesori” per il palato.

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Sull' Autore

Insegnante lucana con la passione per la scrittura. Amo la mia terra sebbene per lavoro io risieda a Milano. Scrivere e condividere la passione per la scrittura e poter divulgare anche da lontano per rendere "maggiormente visibile" il nostro paese è uno dei miei desideri. Il mio paese natio è Rionero in Vulture.

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