TUFANO,LA CITTA’ NEL CUORE DELLA SCRITTURA

0

LUCIO TUFANO

Le pagine che seguono vorrebbero rifugiarsi in una biblioteca immaginaria dove vi siano raccolti e ben in ordine pergamene, antichi documenti, libri d’arte ed antiquari, carte e fogli ingialliti, anche quelli su tutto quanto non si è mai scritto: gli hobbies di Napoleone, le lettere inedite di Casanova, le ricette e le formule degli intrugli di Giuseppe Balsamo, detto Cagliostro, gli svaghi di Talleyrand, la raccolta di soldatini di piombo del conte Benso di Cavour, la strana inclinazione erotica di Vittorio Emanuele Il per le pastorelle, la predilezione del filosofo Spinoza per le fibbie delle scarpe e quella del filosofo Bacone per il cuoio di Cordoba, i discorsi mai pubblicati dei filosofi e dei leaders, quelli di Hobbes e la passione di questo per le aringhe affumicate, i collezionisti di tappi a corona e di palline di vetro colorato un tempo collocate nella gola delle bottiglie, la descrizione degli antichi rimedi contenuti nei vasi e nelle anfore delle più antiche farmacie, le fotografie e le immagini di tutti gli esseri più insignificanti della città ben catalogate dall’800 fino ad oggi. Insomma tutto quello che non esprime tanto la verità di certe epoche, quanto un’altra verità, il timore di perderla, il rimpianto d’averla già perduta. Possano comunque assurgere queste pagine a sintesi diaristica o autobiografica di uno che ha abitato il suo secolo in via Pretoria e negli sparuti labirinti ad una o più uscite, attento a sottrarre istanti e fusi orari al fitto intrigo degli anni, dei tempi, a quelli posteriori e perfino anteriori alla sua nascita. Uno che ha tentato di comporre una formula valida per una istoria del grande microcosmo, rammaricato che non lo si faccia ancora o preoccupato che altri la adoperi rimestando il tutto con il banale e sciocco “m’arricorda” …, convinti di fare gli storici solo perché avrebbero scoperto con l’aiuto delle vecchie e corrose carte d’archivio i posti dove negli anni trascorsi poggiavano vecchie mura, antiche case, ruderi ormai demoliti, sporadici postriboli e note latrine di una topografia del vecchiume urbano e della più squallida miseria, gli anni del nostro più recente Medioevo non catalogato in nessuna di quelle epoche significative.
È proprio contro la frenetica mania degli scriba e la complicità dei conformisti e farisei, contro gli invasati grafomani che imbrattano le carte, ogni tipo di carta, quelle da gioco, le carte rilegate e la Scottex casa; lo facevano anche con le piccole carte valuta come le vecchie mille lire, e lo fanno sui muri pitturati da poco, su quelli già sporchi, sui fianchi delle carrozze ferroviarie … ed hanno dovuto decidersi a pubblicare cose di cui loro per primi sperano che siano originali e, almeno, sorprendenti.
La città siamo noi tutti, i cittadini che la abitano, la vivono e la producono; la città è lo specchio di quel che siamo ed il luogo, la piazza, in cui poter discutere, liberamente, il futuro che desideriamo diventare.
Vi sono angoli nei quali regna il passato, muri e porte che hanno misurato il passo lento dei secoli, quando i vicoli erano abitati da famiglie contadine e da artigiani, e pullulavano di voci, d’esperienze, di suggerimenti. Allora il vicinato ravvivava la notizia, lo spazio non si frapponeva al tempo, allora sì che il nostro “villaggio” appariva globale nella sua istantanea comunicabilità e nella sua dimensione. Ora non c’è comunicazione tra gli individui, cittadini e non; ognuno sembra un talebano della sua verità e non tollera che vi siano le verità di altri.
Quali strumenti abbiamo perché la nostra parola possa immediatamente raggiungere gli altri? Quali le vie per consentire che venga riproposta ad un livello, che è stato definito di “oralità secondaria”, quella alta intensità di comunicazione iniziale che avevamo nel centro urbano di un tempo, dove vi erano la corrispondenza tra pubblico e privato, l’intensità e la velocità di eventi e comunicazione? Chi ci aiuterà a dare senso e significato ad uno spazio nostro, come questa piazza, dove ci si incontrava per scambiare notizie e saluti?
Quale comunicazione è all’altezza dei mezzi tecnici che ci vengono offerti? Mezzi che ci vengono offerti, ma che non ci vengono in realtà affidati. Pur tuttavia, ci soddisfa il fatto che ogni città è nel cuore della scrittura, ne è una componente pervasiva e ad un tempo sfuggente. Anche noi abbiamo il brulicare dei vicoli, il ricordo di un rione o di un palazzo, il suono a rintocco di un orologio, come quello di Dublino in Yoyce, la Firenze festosa dei versi in vernacolo, o la Roma di Trilussa, la Napoli di De Filippo o di Domenico Rea, le inflessioni dialettali del nostro discorso.
È così che la città ci consente perfino una storia del suo grottesco, i suoi personaggi, i suoi luoghi comuni, la sua mentalità, la follia e le sue maschere.

Condividi

Sull' Autore

LUCIO TUFANO: BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE “Per il centenario di Potenza capoluogo (1806-2006)” – Edizioni Spartaco 2008. S. Maria C. V. (Ce). Lucio Tufano, “Dal regale teatro di campagna”. Edit. Baratto Libri. Roma 1987. Lucio Tufano, “Le dissolute ragnatele del sapore”, art. da “Il Quotidiano”. Lucio Tufano, “Carnevale, Carnevalone e Carnevalicchio”, art. da “Il Quotidiano”. Lucio Tufano, “I segnalatori. I poteri della paura”. AA. VV., Calice Editore; “La forza della tradizione”, art. da “La Nuova Basilicata” del 27.5.199; “A spasso per il tempo”, art. da “La Nuova Basilicata” del 29.5.1999; “Speciale sfilata dei Turchi (a cura di), art. da “Città domani” del 27.5.1990; “Potenza come un bazar” art. da “La Nuova Basilicata” del 26.5.2000; “Ai turchi serve marketing” art. da “La Nuova Basilicata” del 1.6.2000; “Gli spots ricchi e quelli poveri della civiltà artigiana”, art. da “Controsenso” del 10 giugno 2008; “I brevettari”, art. da Il Quotidiano di Basilicata; “Sarachedda e l’epopea degli stracci”, art. da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 20.2.1996; “La ribalta dei vicoli e dei sottani”, art. da “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Lucio Tufano, "Il Kanapone" – Calice editore, Rionero in Vulture. Lucio Tufano "Lo Sconfittoriale" – Calice editore, Rionero in Vulture.

Rispondi