YOUNG ZULU KID L’ERCOLINO LUCANO CHE SFIDO’ IL MONDO

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by LEONARDO PISANI

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Strana categoria quella dei pesi mosca, nonostante i grandi campioni che ha avuto, è sempre bistrattata forse perchè questi piccoli boxer non suscitano nell’immaginario sportivo le emozioni dei colossi come i massimi; Tyson lo ricordano tutti, anche l’americano d’Abruzzo Rocky Marciano è ricordato per la sua potenza o il mitico Carnera, gigantesco un tempo simbolo dell’Italia che conquistava il mondo con la sua struttura di gigante buono e muscoli da Ercole,che ancora nel nostro tempo gli dedicano una fiction. Strana categoria anche perchè i mosca naturali agli inizi del pugilato moderno erano pochi, la maggior parte furono atleti ancora giovani in attesa di irrobustirsi per passare alle categorie superiori. Infatti, la categoria arrivarono ai giochi olimpici – tranne la parentesi solo statunitense del 1904- nelle olimpiadi di Anversa nel 1920 quando vinse l’oro l’italo-americano Frankie Gennaro.

Prima del boom con l’arrivo di messicani, coreani, tailandesi i mosca erano pochi rispetto alle categorie superiori anche perchè si guadagnava poco e allora il denaro rifluiva sopratutto dalla scommesse. Stranamente a fine 800  in Usa esisteva la categoria dei strawweight – pesi paglia- almeno per i campionati americani, il limite peso era  di 105 libre, circa 47,600 kg. Una categoria dove hanno combattuto campioni come Jimmy Barry ed anche il primo italianoa lottare per un titolo mondiale – 30 marzo 1895 a Chicago per il mondiale dei gallo contro Jimmy Barry- parliamo di Casper  Leon soprannominato the “Sicilian Swordfish”, vero nome Gaspare Leoni nato a Palermo l’8 dicembre 1872 e deceduto il 6 marzo 1926 a New York.  Comunque resta il fatto che i pesi mosca rimasero una categoria bistratta  nelle grandi arene americane ma un titolo riconosciuto in Europa dove se ne appropriò uno dei più grandi boxer della storia Jimmy Wilde, il gallese dal pugno devastante che vince ben 100 incontri per ko sui 130 vinti. Allora negli Usa si accorsero di quel “minuscolo titolo” e si decise di ufficializzarlo con un incontro tra il bomber suddito di sua Maestà Britannica e il  migliore peso  mosca americana del momento Young Zulu Kid. Ma in quel primo titolo ufficiale disputato nel Holborn Stadium di Londra c’è tanta lucania, in quel piccolo campione che pur sconfitto all’11 round mise in difficoltà Wilde. Un soprannome pittoresco tanto che nel periodo della bella epoque del pugilato traeva in inganno, lo stesso giornale The Day nell’edizione del 21 aprile 1917 precisava “Young Zulu Kid is not colored boy” . Era l’America che non ancora voleva campioni del mondo di colore e per il sopranome esotico del pugile di Brooklyn poteva essere scambiato per un “nero”. Il quotidiano americano avverte che è bianco, anzi precisa che è nato in Italia “near Naples” vicino Napoli ed è forte molto forte  anche se aveva perso il mondiale dei mosca contro Jim Wilde ma aveva pareggiato e sconfitto il fortissimo Paul Moore ed un eroico pari con campionissimo Pete Herman ( Peter Gullotta) uno dei più forti pesi gallo di tutti tempi. The Dayle elogia il piccolo pugile ma tra le righe fa capire che non è un americano puro, è arrivato in Usa a tre anni da una località incerta dell’Italia vicino alle pendici del Vesuvio. su un piroscafo nel periodo della grande emigrazione. Young Zulu Kid era lucano e si chiamava Giuseppe Di Melfi, nato ad Anzi il 22 aprile 1897 in Via Lilio al n.15 da Domenico e Rosa Valentino. Poi tutta la famiglia Di Melfi ( Domenico, Rosa, Giuseppe e la piccola Maria di 3 anni) emigrò negli Usa, nel 1904 con la nave Nord America salpata da Napoli. Le tracce si trovano ancora ad Ellis Island: Il passenger record del futuro campione è il numero 0020 del 17 marzo 1904 è riporta due errori, il nome trascritto Guiseppe e il paese d’origine AUZI, la u al posto della enne: nella bella grafia italiana dell’epoca si usavano anche le n e le m rovesciate. Young  Zulu Kid fu un campione, autentico cui mancò solo un titolo ma rispettato ed ammirato da tutti. Ricordato da molti storici della boxe come un picchiatore e combattente indomito, iniziò la boxe per puro caso, era giardiniere in una casa di benestanti ed un giorno alcuni teppistelli volevano rovinare piante e fiori, il piccolo Giuseppe li affrontò, li malmenò e li fece scappare. Il suo datore di lavoro vide tutto e lo convince a imparare a tirare di boxe. Giuseppe va in palestra, prende il nick name di Yong Zulu Kid per distinguersi dal compagno di allenamento Michelle Flammia, peso medio calabrese che si faceva chiamare Zulu Kid e che affronto i migliori del suo tempo compreso Harry Greb, Mike McTigue, Jeff Smith e Battling Levinsky solo per citare qualche campionissimo. Di Melfi  divenne bravo e forte, tanto che il grande esperto ed allenatore Charley Rose addirittura lo pone al n. 10 dei pesi mosca più forti di tutti i tempi. In Italia salvo qualche raro caso si è completamente dimenticati di lui eppure ha combattuto più di 132 incontri ufficiali contro i migliori pesi mosca e gallo dell’epoca; in un periodo che il filosofo Alexis Philonenko nella sua Storia della Boxe definisce la “Belle  Epoque”, quando esistevano due circuiti del pugilato quello ufficiale con i guantoni e quello della boxe popolare, che si combatteva in prati, magazzini senza categorie di peso, senza guantoni e si usavano anche prese di lotta e calci. Un esempio pur se romanzato nel film L’Eroe della Strada (1975) dove Charles Bronson fa combatte nella boxe popolare. A vedere il record sportivo di Giuseppe di Melfi si incrociano i più gradi mosca, gallo e pesi piuma dell’epoca: Wilde due volte con un non decision, poi Jackie Sharkey, Johnny “Young” Solzberg, Joe “Young” Tuber and Red Watson, autentici assi del ring. . Perde e pareggia con il favoloso Pete “Kid” Herman, blocca sul pari “Memphis” Pal Moore, Eddie Coulon, Frankie Mason e “Dandy” Dick Griffin. Nel 1916 batte il campione mondiale dei gallo Monte Attel, secondo alcuni giornali dell’epica disputa nello stesso anno il 14 marzo anche il mondiale gallo con un No Contest (senza decisione) contro il detentore Johnny “Kewpie” Ertle.Il piccolo anzese fu un boxer indomito, minuscolo anche per la sua categoria- appena 150 cm- affrontò tutti i migliori riuscendo ad essere per oltre 12 anni tra i primi dieci della classifica mondiale in un periodo dove molti incontri erano decisi tramite i “newspaper decision” ovvero i verdetti della stampa specialistica che presente a bordo ring stabilivano il verdetto. Il giornalista e storico della Boxe Tracy Callis, un estimatore dell’ercolino lucano nel delinearne la carriera oltre a far risaltare che ha battuto i migliori del suo periodo sottolinea che ha combattuto troppo anche quando doveva appendere i guantoni al chiodo. Ma appunto era la bella epoque, quando le borse erano basse per le piccole categorie e ci doveva combattere spesso, anche in sfide private o clandestine senza stare a guardare contro chi e quale fosse il peso. A Giuseppe Di Melfi come a tanti emigrati dell’epoca, oltre alle difficoltà di imparare lingua ed usanze diverse, vi era la lotta della sopravvivenza, il piccolo gigante di Anzi, a Brooklyn divenne una stella seguitissimo dalla stampa perchè aveva uno stile aggressivo e spettacolare da essere soprannominato the Fighting Newsboy, di certo non temeva nessuno e affronto chiunque: un vero re senza corona e un pugile di livello mondiale che fa onore allo sport italiano ed alla sua Basilicata. Anche il suo record è incerto, il database mondiale boxerec da queste statistiche: 136 incontri con 31 vittorie 54 sconfitte 20 pareggi ed il resto Non Contest, ma in realtà altri dati rilevano che Young Zulu Kid ha combattuto almeno 202 incontri riportando 115 vittorie 14 sconfitte circa 10 pareggi ed il resto No Contest o Non Decision come uso dell’epoca. Comunque fece fruttare i guadagni delle borse, infatti permise alla sorella di studiare e da adulta diventò una funzionaria nel settore scolastico dello Stato di New York.; ad una intervista al Brooklyn Daily  Eagle  disse che la sua banca era la mamma Rosa; che provvedeva agli investimenti  nel commercio e all’economia domestica dato che arrivarono ben sei altri fratelli nella  famiglia . Di Melfi poi ritornò in Italia per rivisitare il paese di nascita e qualche antico boxer racconta che sostenne anche delle esibizioni con amici pugili che aveva conosciuto negli Usa, il piccolo anzese rimase sempre uno spirito indomito; amatissimo nella sua “brokkolino” infatti lo si ritrova in molti incontri pubblici anhe a distanza di 50 anni dal suo periodo come boxer, in compagnia dell’osannato Rocky Graziano.   si è spento all’età di 74 anni il 20 aprile 1971.

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