Se vi è capitato di favoleggiare, talvolta, su principesse e regine, memori dei racconti della prima infanzia, dei vestiti di carnevale e degli astucci scolastici griffati Cinderella, non sapete quanto sia stato vantaggioso rinunciare ai fasti reali di Buckingam o del Bahrain. Quindi, se il vostro curriculum è stato inesorabilmente cestinato perché non sufficientemente dotate di grazia e bellezza, perché non sapete la differenza tra il the di Ceylon e quello di Fukuoka o ignorate il dress-code per il Covent Garden oltre al cerimoniale per mangiare salmone selvaggio scozzese, non vi angustiate. La vita da principessa (e presunta regina, se abdica o muore la reggente) non è affatto semplice. Ce lo suggerisce la stampa nazionale, evidentemente preoccupata del disagio di quella quota di donne da marito che ha visto infrangere il sogno di una vita. E soprattutto quello delle mamme che avevano impegnato il quinto dello stipendio per i vari corsi di galateo e buone maniere disseminati per la penisola. Le dure regole previste dal protocollo di una casa reale possono demolire anche i temperamenti più solidi, non basta essere soldato Jane nel carattere e lady Rachel Russell nei modi. Uno dei sacrifici più insostenibili è il divieto di firmare autografi, almeno nel disciplinare della casa reale inglese. In compenso il selfie è concesso, tanto che anche la nostra amata Elisabetta è immortala nei suoi outfit variopinti che dettano moda ormai ovunque elevandola a ruolo di testimonial di tutte le nuances pastello, da verde lime di Portorico a celeste Blu Dodger. La firma, invece, crea problemi di sicurezza, sebbene uno dei motivi per cui la sovrana vieti il visto reale dipenda dal suo desiderio di sobrietà familiare. A parte Charles, che gira intorno alla corona di re come Marcondinodinondello intorno al castello e per ora si è beccato solo la reggenza e che firmò su di un foglio di carta bianco dopo l’alluvione della Cornovaglia per una vittima nel 2010, la storia non riporta alcun autografo da nessuno dei membri della famiglia reale, a riprova di quanto sia rigida l’osservanza delle disposizioni. La principessa in carica al titolo di regina, che non è Camilla sebbene anche la regina se ne sia fatta una ragione, ma Kate, non può stringere in pubblico la mano al marito, troppa intimità, tantomeno mangiare ciò che vuole, quindi se non lo è diventerà celiaca per protocollo. E non può dire tutto ciò che le passa per la mente, poveretta. Ecco, questo aspetto è obiettivamente il più difficile da sostenere. Perché se al pranzo con i principi del Belgio o in visita ufficiale al St. Mary Hospital è piuttosto facile gestire un incontro, a meno di un “oh my God” alla macchia da petto d’anatra all’arancia che lascia un detestabile alone sul tailleur riciclato (per fortuna), in ogni altro contesto sembra piuttosto faticoso non esordire con un anglosassone “Fuck off”. Ma gli inglesi sono noti per il loro self-control e per chi non ne fosse affatto o poco dotato immagino che ci siano delle lezioni mirate che possano sopperire a questa mancanza, sebbene pare che sempre presso la royal family non abbiano sortito risultati apprezzabili. Il principe consorte della Queen, Filippo, è noto per non aver frenato i liberi pensieri che gli circolavano tra le sinapsi se si accenna vagamente a qualcuna delle sue più note esternazioni, da quella con il ragazzo cieco al quale fa notare il colore stonato della sua cravatta a quella con Cate Blanchett alla quale chiede consiglio sul cavo del dvd dopo aver appreso che l’attrice si occupa di industria cinematografica. Quindi, nonostante si tratti di una monarchia femminile, esistono delle evidenti differenze di genere sulle considerazioni pubbliche che spettano al parentado. Probabilmente, alla sovrana non toccano tutti i torti se ha deciso di rendere inderogabili certe regole e fare in modo che la storia del reame sopravviva alle intemperie della quotidianità. In passato si poteva anche sopportare anche una pretendente della middle-class senza ambire a predestinate di sangue blu, in fondo una Cenerentola si può ancora ammaestrare alle rigide regole del protocollo, ma con marito e figli? Direbbe mia nonna…come te li mandano così te li pigli!