
Marco Di Geronimo
Con queste consultazioni Mattarella dimostra di saper fare il suo mestiere. (Incidentalmente ciò significa che quando non lo fa è perché non vuole farlo… ma questo è un altro discorso). Il Presidente della Repubblica merita un Oscar alla regia per come sta orchestrando questo inizio di legislatura, e saprà giocarsi bene le sue carte.
Professore di Diritto costituzionale ed ex giudice alla Consulta, Mattarella sa bene qual è il suo ruolo nei prossimi giorni. Ovvero: lubrificare il quadro politico perché produca quei tre o quattro scossoni che servono a sbloccarlo. Infatti il Colle è conscio che il vero problema emerso dopo il 4 marzo non è la frammentarietà del Parlamento, ma la sua instabilità.
I vincitori sanno che, ritornando al voto, aumenterebbero il bottino, ma non sanno come tornarci. I perdenti sanno che, ritornando al voto, perderebbero ancora di più, ma non sanno come evitarlo. Ciascuno rema verso i propri interessi, la barca gira in tondo su sé stessa, ed è ormai un mese che non si è giunti ad alcuna conclusione.
Consapevole che il coraggio della disperazione potrebbe portare alcuni a far comparire dal nulla maggioranze e appoggi esterni per scongiurare lo scioglimento anticipato (Termometro Politico ipotizza un soccorso renziano al centrodestra), Mattarella frena. In queste settimane i partiti politici hanno provato a delineare un’intesa, ma è stato impossibile perfezionarla. Alcuni di loro si impuntano su strategie suicide: il Quirinale non le avvallerà (si farebbe troppo coinvolgere). Cosa farà? Si limiterà a sfruttare le prassi e le tradizioni per costringere i partiti a fare politica.
Detta in soldoni, o esce una chiara convergenza politica su una soluzione, o nel Conclave entreranno molti Papi e usciranno solo cardinali. Un punto è chiarissimo: il mandato pieno rimane nel congelatore, finché non c’è un’intesa alla luce del Sole. Nessun incaricato andrà allo sbaraglio.
Il Colle punta su una strategia attendista e preferisce dare le carte. Con Gentiloni in stand-by a Palazzo Chigi e la finestra elettorale di giugno che si chiude, non c’è fretta. Il primo giro di consultazioni è flash (ha preferito sentire il Misto per intero, e non le singole componenti) e viene usato per palesare mal di pancia. In primis, è stato respinto al mittente il tentativo di catapultare Tajani nella delegazione di Forza Italia, impedendo a Berlusconi di confondere le acque.
Mattarella non ha intenzione di bruciare candidati, o almeno così si dice. Pare che siano esclusi anche mandati esplorativi ai Presidenti delle Camere – al momento ancora troppo schierati – e difficilmente i candidati premier accetteranno una carta tanto debole. Trasformarsi in esploratori include il rischio di morire nella giungla.
Napolitano s’era inventato il cosiddetto pre-incarico, una mossa furba per costringere il candidato a ripresentarsi al Colle con un accordo solido. Difficile che Mattarella possa avallare un precedente così rozzo della storia costituzionale, che d’altronde si trasformerebbe in un’arma di bruciatura di massa per i candidati al momento in gioco.
Costringere i partiti a trovare una formula di governo per uscire dall’impasse (una qualunque, foss’anche un Governo della non-sfiducia) è l’obiettivo primario del Presidente. Che quindi non esiterà a moltiplicare i giri di consultazioni. Anche perché (con il PD sul punto di esplodere) non è il caso di fare manovre brusche. Se sarà necessario arrostire qualcuno sulla griglia, dal secondo o terzo giro qualche esploratore potrebbe anche nominarlo…