CRONACHE DI CARTA – VIAGGIO NELL’UNIVERSO DELLA SCRITTURA – UN PERCORSO NELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE A RIONERO IN VULTURE E NELLA BADIA DI MONTICCHIO CON MICHELE PINTO
Lorenza Colicigno
Quando un luogo entra nell’immaginario di un popolo, esso vi resta come punto fermo di un’identità collettiva che si dà per scontata, ma in fondo, forse, quel luogo lo si conosce poco, nella sua portata di “documento” di eventi che rimandano a una storia più ampia, dai significativi risvolti politici e dai profondi valori religiosi. Chi, trascorrendo una giornata di svago ai laghi di Monticchio, non ha puntato lo sguardo verso la Badia che si specchia nelle acque in uno scenario dominato dalla meraviglia dell’alternarsi dal verde al rosso del fitto fogliame e che intriga nella ricerca della rara farfalla Bramea? Chi non si è interrogato sulla storia di quell’edificio imponente immerso nella quiete del luogo? Chi, prima perché preso dal godimento di una gita rilassante, poi perché tornato alle incombenze del quotidiano, ha potuto destinare del tempo a indagare la storia della Badia, ha potuto cercare e dare risposte alla curiosità destata dal suggestivo ricordo del suo specchiarsi tra le acque del lago e il cielo?
La copertina dell’ultima pubblicazione di Michele Pinto
Michele Pinto, già noto studioso e narratore dei luoghi della Basilicata, in particolare legati alla sua origine rionerese, risponde a questa esigenza di conoscenza e approfondimento di luoghi simbolo con la sua ultima pubblicazione. Con La Chiesa di Sant’Antonio Abate a Rionero in Vulture e La Badia di Monticchio, edito da PHOTO TRAVEL, Rionero in Vulture 2024, Pinto si rivela, infatti, ancora una volta capace di farsene abile divulgatore, con un linguaggio che favorisce l’accesso al “documento” storico, proprio perché inteso come tassello di una narrazione sintetica ed essenziale, abilità certamente maturata nel suo lungo legame con il mondo della scuola.
Pinto ci conduce, dunque, in un percorso che attraversa diversi secoli di storia, evidenziando, in relazione agli edifici religiosi oggetto della sua pubblicazione, le strette connessioni dirette e indirette del territorio della Basilicata con le complesse vicende storiche che vanno dal 900 ad oggi.
In tale percorso Pinto ci parla di regnanti che decidono i destini dei popoli: “Il 1° aprile 1502, Ludovico d’Armagnac, duca di Nemours, e Consalvo Fernandez di Cordova, rispettivamente comandanti degli eserciti di Francia e di Spagna, si incontrarono inutilmente nella chiesa dedicata a Sant’Antonio abate, posta a monte dell’antico Casale di Arenigro, a metà strada tra Melfi e Atella, per concordare la spartizione del Regno di Napoli.”; di migrazioni, come quella delle popolazioni greche, scutariane e albanesi, che, in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II, si insediarono, guidate da Skanderbeg, nel territorio delle Puglie e dell’odierna Basilicata; di suggestivi riferimenti letterari, legati alla presenza di Francesco Lomonaco, lucano di Montalbano Jonico, patriota e filosofo italiano, nella badia di Monticchio, dove trovò rifugio, in fuga verso Milano, perché ricercato dalla gendarmeria borbonica. “Lomonaco – si legge nel libro di Pinto – fu accolto nel convento vulturense, forse su intercessione delle influenti famiglie rioneresi, Fortunato e Granata, anch’esse coinvolte con Giustino Fortunato senior e il monaco Michele Granata nei moti del 1799. Durante la sua sosta nella badia di Monticchio, Lomonaco avrebbe recuperato un manoscritto il cui contenuto narrava le avversità patite da una coppia di giovani popolani del luogo. A Milano Lomonaco avrebbe consegnato al Manzoni, suo allievo, quel testo scritto da autore sconosciuto, ispirando l’illustre letterato, a dire di padre Gabriele Ronzano, della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, a scrivere I Promessi Sposi.”.
L’ampia documentazione fotografica rafforza la valenza divulgativa del lavoro di Pinto, così come i puntuali riferimenti bibliografici che sostengono la precisione della documentazione, insieme all’attenzione alle suggestioni che, come l’autore sottolinea, richiedono ulteriori ricerche e verifiche, e, ancora, gli attraversamenti culturali in terre lontane e prossime legate alla storia di Sant’Antonio abate, nel loro insieme delineano un ambiente complesso, in cui la religiosità si mostra nei suoi due aspetti divergenti e complementari, quello delle bolle pontificie e quello della devozione popolare, quello politico-istituzionale e quello personale e intimo.
In definitiva, quest’ultimo lavoro di Michele Pinto segna un punto importante nella conoscenza del territorio come patrimonio storico-culturale, in cui le comunità possano riconoscersi come soggetti attivi sulla scena della storia.
Michele Pinto
Biografia
Dirigente scolastico emerito, laureato con lode in Pedagogia all’Università degli studi di Bari, abilitato all’insegnamento di Storia e Filosofia, Scienze dell’educazione e Stiria, è stato insegnante e dirigente in tutti gli ordini scolastici, Formatore dei docenti e dei dirigenti scolastici di Basilicata, è stato presidente di commissioni di concorso per il reclutamento del personale scolastico, docente e ATA. Autore di diverse pubblicazioni e articoli di carattere pedagogico, è stato destinatario di attestati di merito e di riconoscimento (Comuni di Rionero in V., Melfi, Lavello, Scanzano Ionico, ISIS “Nicola Miraglia” di Lauria, I.C. Muro Lucano-Castegrande-Pescopagano, I.C. Pignola, I.C. Accettura e altri). Fra le opere dell’autore, si segnalano in particolare: Nella Terra dei Briganti. Vicende storiche e questioni aperte, Editrice Appia 2, 2006 (Riconoscimento speciale, fuori concorso, della Giuria Premio Letterario Città di Melfi, Edizione 2006); Scuola Maestri Società della Basilicata Liberale, Villani editore, Calvello 2021(Segnalazione della Giuria Sezione Saggistica Storica Lucana “Tommaso Pedio”, Premio Letterario Basilicata, edizione 2021).
Nel 2012 è stato insignito dal capo dello Stato dell’Alta Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.