E’ stato già detto che l’operazione gas gratis concordata dalla Regione con l’Eni rischia, così com’è, di disincentivare il passaggio di molte famiglie lucane alle energie alternative, fotovoltaico sopratutto. Sapendo che per dieci anni la componente gas viene esentata nella bolletta, molti lucani preferiranno lasciare le cose come sono, salvo riparlarne a tempo debito. Così che si rischia di frenare quella rincorsa verso le energie alternative, con il rischio che la Basilicata, prima per produzione di energie rinnovabili, si veda disincentivare gli investimenti privati nelle singole abitazioni, almeno per tutto il tempo di godimento del gas gratuito. Ora, poichè l’intenzione del Governatore Bardi è di allargare la platea degli utenti a tutti I lucani, considerati egualmente destinatari di un ristoro ai danni ambientali che l’industria petroliera ha prodotto nella regione, bisognerebbe orientare la misura verso il raggiungimento di entrambi gli obiettivi, e cioè mettere le famiglie di fronte alla scelta se fruire del gas gratis oppure se tradurre questo strumento in una partecipazione economica regionale alla transizione energetica. Posto che si parla di dieci anni di fruizione di questo beneficio, si potrebbe lasciare gli utenti domestici liberi di scegliere tra la fruizione gratuita del gas o il contributo annuale della regione alla transizione energetica, contributo calcolato sul valore dei consumi annuali che il singolo utente può certificare. In questo modo il contributo regionale si assommerebbe agli incentive nazionali che già supportano la scelta di fonti alternative di energie, e cioè il 65 per cento per gli interventi complessi di installazione del fotovoltaico con pompa di calore e batterie di accumulo, ivi compreso il solare termico per l’acqua calda. Lo stesso principio dovrebbe valere per le comunità energetiche, come sommatoria di più utenze domestiche , in maniera da consentire interventi di trasformazione energetica in associazione tra privati. Più delicato è il discorso delle aree industriali, per le quali l’incentivo diretto potrebbe far sorgere il rischio di infrazione europea negli aiuti alle imprese. Lì bisogna che la mano pubblica, Apibas e Consorzio industriale di Matera, si industrino per attrezzare le aree con sistemi energetici complessi che riducano di fatto il costo dell’energia per gli associati. E’ ora di aprire questa seconda parte del discorso, a valle della positive conclusioni dell’accordo con Eni. E nel farlo dobbiamo tenere bene a mente il disastroso precedente della card carburante, un meccanismo contorto organizzato all’insegna dell’assistenzialismo di stampo burocratico ridottosi dopo due anni a qualcosa di simile ad una mancia per pochi. Basti dire che su circa 150 mila delle 348 mila card erogate ai patentati sono rimaste somme di denaro, pari a quasi 7 milioni di euro. Adesso invece c’è la possibilità veramente di fare di questo strumento decennale la chiave per incentivare la produzione di energie rinnovabili nelle case lucane.
GAS , NON RIPETIAMO IL DISASTRO DELLA CARD CARBURANTI
0
Condividi