GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA. ULTIMA CHIAMATA PER IL PIANETA.

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Lidia Lavecchia

Si è svolto oggi, 22 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, l’evento “Din don dan: le campane del Mondo per la pace”.

Sono state coinvolte le scuole lucane di ogni ordine e grado per sensibilizzare, attraverso il suono delle campane, all’ ‘ascolto emozionale’ dei principi universali per destare le coscienze di tutte le popolazioni contro la guerra e le ingiustizie e per creare un mondo migliore, improntato su una visione epifanica dell’esistenza, sul rispetto delle persone e della natura e sull’armonia tra i popoli. L’iniziativa è in linea con le finalità e gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, si inserisce tra gli eventi annuali del Programma operativo del Fondo sociale europeo Basilicata (Fse) e rappresenta un’importante opportunità per celebrare l’anno europeo dei giovani nell’ambito nell’Accordo ‘Basilicata in marcia per la cultura’ e per fare della Basilicata la prima regione a misura dei giovani. Per l’occasione ogni scuola ha organizzato una festa.

Alle ore dodici, ogni scuola ha organizzato una visita, nel rispetto delle normative Covid, al più vicino campanile per ispirare i giovani all’ascolto emozionale delle campane, per far battere all’unisono i propri cuori attraverso il suono delle campane che in tutto il mondo a mezzogiorno hanno rintoccato creando una congiunzione ideale, un abbraccio simbolico dell’intera umanità per educare all’arte di vivere, esaltando i principi universali, destare le coscienze di tutte le popolazioni contro la guerra e far trionfare la pace.

L’idea di questa Giornata venne all’attivista John McConnell che durante la Conferenza Unesco del 1969 a San Francisco propose di onorare la Terra e il concetto di pace. La Giornata venne fissata nel 1970, con la firma dell’allora Segretario delle Nazioni Unite (ONU), U Thrant.

A distanza di 52 anni dal primo appuntamento, è importante capire a che punto siamo arrivati e domandarci cosa dobbiamo chiedere e pretendere da istituzioni e aziende, oltre a capire come possiamo contribuire a ridurre l’impatto che hanno i nostri stili di vita sul Pianeta.

Ad oggi sono centinaia i Paesi che rispettano la ricorrenza, proponendo eventi di largo respiro, tutti incentrati su un elemento comune: l’educazione e la sensibilizzazione alla tematica ambientale. Oggi, più che mai, c’è bisogno di trasmettere l’importanza di un valore chiave come il rispetto per la natura perché da essa dipende la vita di tutti gli esseri viventi. È un po’ quello che stanno facendo le nuove generazioni, sulla spinta della giovane e carismatica Greta Thunberg.

‘L’Intergovernmental Panel on Climate Change’, ovvero l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa al cambiamento climatico, ha recentemente pubblicato il sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici. CLIMATE CHANGE 2022: Impatti, adattamento e vulnerabilità” è dedicato alla “mitigazione” e fornisce una valutazione globale aggiornata dei progressi e delle possibili soluzioni per contenere il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5 gradi. A curare lo studio è stato un team di 278 scienziati provenienti da 65 paesi, per un testo finale che ha recepito oltre 60mila revisioni da esperti e istituzioni.

Il Report IPCC è stato definito come “l’ultima chiamata per il Pianeta”.

Nel rapporto viene sottolineata l’urgenza di un’azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, dalle città, all’industria, all’agricoltura, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C non sarà possibile. L’evidenza è chiara: il momento dell’azione è adesso. L’IPCC non lascia margini di manovra a chi vorrebbe ancora prendere tempo: le mezze misure non sono più una possibilità, ci giocheremo il tutto per tutto nei prossimi tre anni.

Per essere certi di raggiungere l’ambizioso obiettivo “Net Zero Emissions by 2050“, lo step di abbattere le emissioni del 43% entro il 2030 dovrà essere priorità di tutti. Ma non tutto è perduto: l’azione per il clima intrapresa in molti paesi, deve incoraggiarci perché abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento globale. Le decisioni che prenderemo ora potranno garantirci un futuro vivibile, ma avremo sempre più bisogno dell’azione di ognuno in ogni singolo campo.

Insomma, quello lanciato dall’IPCC a ridosso della Giornata Mondiale della Terra, è si un allarme, ma allo stesso tempo uno stimolo, un appello ai governi e ad ogni singolo cittadino, a fare di più per salvaguardare il Pianeta che ci ospita. Le aziende si sono rese conto che non è più questione di scegliere tra il diventare “green” e aumentare i profitti: la sostenibilità è l’unica strada verso un futuro vivibile e prospero per noi e per le generazioni future.

Ridurre le emissioni delle industrie (un quarto del totale) richiederà senza ombra di dubbio il passaggio da un modello di economia estrattivo-lineare ad un modello circolare: ottimizzazione ed efficientamento nell’uso di ogni materia prima vergine, riuso e il riciclo per rimettere tutto in circolo senza creare ulteriori rifiuti da gestire. In tutto questo, dobbiamo rendere anche i processi di riciclo, il più sostenibili possibili. Dovremo rivoluzionare i processi produttivi, produrre meno e meglio, rifornirci da fonti rinnovabili come l’idrogeno, catturare e stoccare CO2, elettrificare i trasporti, migliorare l’efficienza energetica, l’uso di combustibili alternativi e molto altro. Oltre a questo, a livello personale, ogni singolo cittadino può ridurre i acquisti e consumi, favorire gli spostamenti in bici e a piedi, avere una dieta a base vegetale, supportare un’agricoltura responsabile e tutti gli attori che si impegnano per una filiera equa e sostenibile.

È ora di cambiare vita. Non è uno slogan, stiamo portando la nostra Terra al limite, e l’unico modo per salvare noi e molte altre specie dall’estinzione, è quello di cambiare prospettiva. È la nostra casa, il nostro futuro e tutti insieme possiamo fare molto per migliorare le sue condizioni.

Cercare di realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima è già in questo momento, è di per sé una sfida complessa, ma senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, questo obiettivo non verrà mai raggiunto e perseguirlo in un pianeta sempre più caldo, sarà sempre più difficile. L’eccessivo sfruttamento della terra, l’inquinamento che non conosce fine, sono fenomeni che stanno mettendo a dura prova l’intero ecosistema e il prezzo lo stiamo già pagando attraverso l’estremizzazione dei fenomeni climatici.

Ben venga dunque una Giornata Mondiale della Terra, ma serve soprattutto un’educazione quotidiana al tema. Una carta gettata a terra per pigrizia o distrazione, una raccolta differenziata mal fatta (o non fatta) per mancanza di senso di responsabilità, un consumo eccessivo di prodotti altrimenti non necessari: è proprio modificando questi piccoli gesti quotidiani che possiamo rivoluzionare l’intero sistema. Basta volerlo.

LIDIA LAVECCHIA

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