
LUCIO TUFANO
Nel superamento della sua fase infantile ed estremista il Fascismo adulto smette di propagandare i miti negativi utilizzati per la sua ascesa, le spietate esecuzioni bolsceviche, la disperazione del paradiso sovietico, i film e le pubblicazioni sul terrore comunista, e rinsalda i suoi miti positivi quello della giovinezza, del dominio delle legioni di Roma, del Medioevo e della creazione del dio-duce-stato che non è individuo ma assoluto. J. Evola ne illustra il significato, al di là di quanto già manifestato da Giovanni Gentile e afferma come non sia la realtà a diventare mito, bensì il mito che diventa realtà. “L’uomo, la natura, la gerarchia … altro non sono che emanazioni e concretizzazioni di un ordine superstorico da sempre presente nell’iperuranio; le origini del Fascismo sono eterne, la sua essenza è divina, i suoi segni premonitori più o meno cifrati, sparsi nei secoli finalmente sono stati riconosciuti e celebrati”.
Il Fascismo operò una vera e propria idolatria del presente riempiendolo di riferimenti al passato e di grandiose evocazioni, utilizzando il futuro e inventando una mistica imperante che, per Lefebre, è il mito della “accelerazione della storia “.
Se per mistica s’intende lo stato d’animo di chi s’immerge nella realtà spirituale di una fede o di un credo, nell’atmosfera autoesaltante di un’ideologia politica i cui arredi e le cui simbologie hanno in comune significati e allegorie tra il reale e il trascendente, tutto ciò che ha riguardato la mistica del Fascismo va riletto come un libro di filosofia sociale e politica.
È da riproporsi qui, per ben comprendere di quali fini dialettici e di quali elaborazioni mentali fosse tessuta la mistica del Fascismo, un saggio-conferenza prodotto alla fine degli anni ’30 da un noto teorico del regime, il dotto G. Seghetti, presso la Dante Alighieri di Potenza.
Egli ricava le espressioni naturali nell’atto evolutivo e che rappresentano “La tradizione ermetica” , L’evoluzione potenziale dell’uomo dalla constatazione sulle attività somatiche e su quelle psichiche. “Dalla somma di tali attività individuali ne scaturisce, negli aggregati umani organizzati, l’attività sociale: costituendosi e funzionando i super-organismi sociali (sinantropi), che hanno come base l’organismo
umano (antropo), l’organizzazione bio-fisiologica del sinantropo deve ripetere, in scala maggiore e nei necessari adattamenti, l’organizzazione bio-fisiologica dell’antropo”;.
Nella vicenda delle generazioni – affermò Seghetti, ai gerarchi, ai podestà, ai professori, alle maestre, agli impiegati e ai giovani fascisti che riempivano la sala quella sera del 29 ottobre 1934 a Potenza – “lo scopo della vita è universale in quanto tende alla evoluzione della umanità in entrambe le direzioni, somatica-psichica e quindi raggiungendo il perfezionamento fisico e morale di esso”;.
In tale acquisizione Seghetti racchiuse la morale individuale e collettiva, sia di ordine positivo che trascendente, e facendone derivare ogni principio di dovere e di diritto. È quindi per questo che il Fascismo per sé e per aver reso attuabile il corporativismo, il corporativismo come realizzatore di “più alta giustizia sociale” doveva essere espressione di “superiore moralità”.
Con la sua organizzazione bio-fisiologica (naturalistica ed evolutiva), il Fascismo corporativo doveva sostanziare e sostenere gli organismi sociali e, in essi e per essi, il vero e naturale fluire della vita. Questa avrebbe dovuto sgorgare in sistemi di equilibri dinamici e quindi perfezionarsi nella sua essenza totalitaria di corpo e di spirito. A spiegare come i simboli della mistica fascista, che aveva acquisito cittadinanza e
diritti pieni nelle grandi città, si calava nella provincia meridionale e lucana, ecco una rassegna, un sipario, una teatralità delle figure, dei segni, dei colori, delle immagini. Si creava così una condizione di sbalordimento collettivo, quasi stordimento, di devota e attenta venerazione, una condizione e un clima quasi incomprensibile, dalla morfologia complessa e doviziosa e che tuttavia coinvolgevano le masse con il fascino della sacralità. L’arrovellarsi e l’inventiva di abili designer nei confronti di un pubblico spettatore-
attore pronto a recepirne messaggi, moniti, stimoli e sollecitazioni, esortazioni, la fanatica, irrazionale irruenza del trascendente mondo dei miti. A profusione il Fascismo elargì spunti, frasi, motti, slogan, croci, oggetti, monete e medaglie, francobolli, spille, distintivi, vessilli, labori, gagliardetti, spalline, greche, gradi e
tessere, tessere del PNF, dei sindacati di categoria e dei combattenti, reduci e mutilati. Un immane rito delle investiture di massa nella grande scala delle gerarchie di ruoli e comandi, di valori e meriti dell’organizzazione di popolo e dell’immenso inquadramento nazionale e imperiale.