Dopo la parentesi elettorale di Matera , l’attività istituzionale entra nel clima operativo dell’autunno, con un carico di problemi per il governo regionale abbastanza pesante. Il COVID 19 ridiventa il problema dei problemi non solo per il rischio salute della popolazione, ma anche per via del fatto che molte attività rischiano di interrompersi di nuovo, con grave danno per l’economia del territorio. Sul piano della salute,se non ci sono problemi per i vaccini autunnali, che , a detta dell’assessore, vengono distribuiti già in questi giorni, qualche problema rimane per il basso numeri dei tamponi e per le difficoltà connesse ad un loro aumento. L’esigenza è stata sottostimata e sottovalutata e oggi è impellente almeno raddoppiare subito il numero dei tamponi giornalieri da fare e da processare, anche ricorrendo ad un accordo con la sanità privata. Sul piano strettamente politico, le polemiche sono state accantonate, in attesa che il commissario regionale Marti esponga la situazione a Salvini, magari non tralasciando l’annotazione che il problema più che il decisionismo di Bardi è la confusione che regna nella Lega e che oggettivamente ha dato a Forza Italia un vantaggio competitivo, di cui Bardi si è fatto interprete, assommando su di sé il massimo potere decisionale possibile. Su questa disunione, si accendono gli ultimi falò polemici all’interno della compagine salviniana, chi attribuendo al Consigliere Zullino il ruolo di sfasciacarrozze, chi, dal fronte opposto, attribuendo a Fanelli e Pepe il disegno perverso di avvantaggiare gli avversari pur di non far crescere alcuni esponenti interni. Questo secondo ragionamento ha trovato legna da ardere nel risultato di Matera che ha registrato un vistoso arretramento della Lega. Ci fosse stato il terzo assessore , due per la provincia di Potenza e uno per quella di Matera, probabilmente- è la tesi che si porta contro il senatore Pepe- non si sarebbe verificata questa protesta esplicita dei materani che hanno visto una Regione lontana e non in linea con gli interessi di quella provincia. Come prima forza politica uscita dal voto, la Lega aveva diritto a tre assessori, ma si è preferito cedere potere agli altri pur di non darlo all’interno. Così come la spoliazione proposta del Dipartimento gestito dalla Merra, con uffici chiave che passano all’assessorato diretto da Rosa, di F.lli d’Italia, è letta con gli stessi occhiali di una manovra interna per indebolire i due consiglieri leghisti del Vulture-Melfese. Se così fosse, Salvini, ha poco o niente da fare, e non può certo alzare la voce con Bardi. Se si arriva ad un livello di scontro interno così forte, allora la scelta è obblIgata: o mettere qualcuno fuori della porta, oppure mettere uno con pieni poteri che decide su tutto e su tutti. Ecco perchè , come diciamo da tempo, la crisi non riguarda la istituzione regionale ma il modo di stare all’interno di qualche partito. Rocco Rosa
LA CRISI E’ NELLA LEGA, NON ALLA REGIONE
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