Da oggi la mia rubrica Social “Pillole di guerra” si sposta su Talenti Lucani. Il successo delle visualizzazioni, dei like e dei commenti ci ha convinti ad offrire queste riflessioni ad un pubblico più ampio. Grazie agli amici di Fb e di Tw. Un grazie ancora più grande al direttore e alla redazione di talenti
Pillole di guerra n. 24 (10 maggio 2022)
- Il dibattito sul ruolo del parlamento italiano su armi, guerra e pace è falso ed ipocrita. Il parlamento dovrebbe rivendicare ogni giorno il suo ruolo nel rapporto con il governo, sulla decretazione d’urgenza e sui voti di fiducia oltre che sul suo ruolo d’indirizzo. Sono anni che le assemblee legislative non svolgono la loro piena funzione.
- Questo parlamento in particolare si è autodelegittimato quando non è riuscito ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica restituendo a Mattarella ogni funzione di garanzia e di guida politica.
- L’asse Mattarella – Draghi è per certi versi extra parlamentare, anche se nel pieno solco costituzionale. Nasce dalla crisi della rappresentanza democratica e dalla debolezza dei gruppi politici e del parlamento. A questo punto della legislatura è tardi per una critica strutturale.
- La interminabile transizione istituzionale deve finire con le prossime elezioni. Servono maggioranze politiche coerenti con la sovranità popolare e il parlamento deve recuperare centralità. Il tema di una legge elettorale che renda distinguibili maggioranza e opposizione e che dia credibilità e forza ai governi non è affatto secondario.
Pillole di guerra n. 25 (20 maggio 2022)
- La posizione dell’Italia sul raggiungimento della pace in Ucraina prevede un percorso composto da quattro tappe. È la proposta presentata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres durante la missione a New York del 18 maggio. L’Italia dunque protagonista con il suo governo di una forte iniziativa diplomatica per la pace.
- Un documento, i cui contenuti sono stati anticipati da Repubblica, che è stato elaborato dalla Farnesina in collaborazione con Palazzo Chigi e che è stato illustrato ai diplomatici dei ministeri degli Esteri del G7e del Quint (Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia),
- Il percorso, che prevede la supervisione di un Gruppo internazionale di Facilitazione, si articola in quattro fasi: un cessate il fuoco, l’ipotesi di un’Ucraina neutrale, le questioni territorialifra cui Crimea e Donbass e un nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza in Europa.
- Su tre punti il piano appare impeccabile. Su uno vi sono delle criticità. Si tratta del punto 3. Si chiederebbe alla Russia di restituire i territori occupati, ai quali verrebbe garantita una sorta di autonomia amministrativa. Il problema è che i russi non riconosceranno sui territori oggi sotto loro controllo il ritorno di una sovranità ucraina. Mente, gli ucraini chiedono l’abbandono senza condizioni delle regioni occupate militarmente e illegittimamente dai russi. E’ un po’ un cane che si morde la coda.
- In verità, sarà un cessate il fuoco bilaterale a definire le posizioni delineate dal conflitto. Una sorta di prova di forza reciproca dalla quale, solo alla fine, emergeranno i dettagli di un possibile accordo. E’ sempre stato così nelle guerre. Comunque, l’iniziativa di Draghi e Di Maio è esemplare sia dal punto di vista diplomatico che da quello più squisitamente di politica interna.