LO STATO A PEZZI, SOTTO IL PONTE DI GENOVA

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La forte ondata emotiva che è salita insieme alla polvere del viadotto crollato occupando tutta l’informazione nazionale e tutti i circuiti social ha avuto il merito di portare, accanto alla indignazione ed alla protesta, alcune riflessioni lucide che avvalorano la tesi che da tempo sostengo secondo cui “cambiare è possibile solo se si cambiano le regole”. Dice Molinari, il brillante direttore della Stampa, che  tutta la politica nazionale da tempo ha tolto lo sguardo dai diritti della gente per trasformare quei diritti in benefici per qualcuno. Giudizio lapidario ma giusto, perchè tutta la storia delle concessioni in Italia appartiene a quell’esproprio di diritti organizzato da parte del potere in favore di altri poteri, finanziari, imprenditoriali, economici, di gruppi, di clan. I quali hanno mischiato irresponsabilità a voracità, mettendo in tasca dividendi stellari e portando a fondo accantonamento per manutenzione straordinaria gli spiccioli degli utili realizzati. Stupidità e servilismo di chi per far carriera ha riempito di soldi gli azionisti, giocando appunto con il diritto dei cittadini ad una viabilità sicura.  Altra analisi che mi ha colpito è stata quella di Massimo Cacciari, per il quale il solo modo per ripartire ,come Stato e come Comunità, è rifare le regole della convivenza civile e del corretto funzionamento istituzionale. E’ uno stato vecchio, in cui le prassi hanno sostituito i comportamenti codificati , annacquato le responsabilità e depotenziato i controlli: il tutto in un quadro di giustizia negata, in termini di ritardi, di astrattezza di un giudizio che si tiene a distanza di decenni, e dei mille appigli che consentono di farla franca. Infine Ernesto Galli della Loggia fotografa una situazione di anomalia nei rapporti tra politica ed Amministrazione laddove dice che il muro che separava queste due entità è crollato , ed i ruoli oggi si sono fatti più confusi, con dirigenti che intessono rapporti in proprio , consulenze date loro da società che dovrebbero controllare  e relazioni che mettono insieme l’interesse politico con le carriere  burocratiche.

Questi tre contributi sono una fiaccola nel buio e andrebbero tenuti accesi nel ventilato panorama della politica, dove in questi giorni pure si è visto di tutto: dai ministri che si fanno i selfie ai funerali di stato, a quelli che giocano col diritto come un pallone da calciare verso le finestre  dei mercati e della finanza, incuranti anche qui del fatto che chi ci va di mezzo sono i cittadini.

E dunque la domanda che ci si pone è la seguente: vogliamo concentrare l’attenzione, come sempre si è fatto, sulla rituale ma inefficace individuazione delle responsabilità personali che hanno prodotto queste situazioni, oppure vogliamo veramente che queste situazioni non accadano più, né tra un anno né tra venti e che i diritti delle persone vengano tutelati in ogni nuova azione e in ogni nuova decisione?

Se si sceglie la seconda via, questo Governo e questa maggioranza, non possono limitarsi ad autodefinirsi  il “nuovo” in termini di moralità e di buon governo, ma debbono fare fatti che diano l’esempio del “nuovo” e del buon governo. Dopo il tracollo berlusconiano , Monti è stato una medicina pesante mal sopportata, Letta è stato un’aspirina e Renzi è stato l’euforia del cambiamento. E’ finita come è finita perchè le parole erano una cosa ed i fatti altra cosa.  Chi parlava di moralizzazione non ha moralizzato, chi parlava dei più deboli faceva l’occhiolino ai più forti, chi poteva decidere dove portare i privilegi  lo ha fatto senza che nessuno dicesse qualcosa.  E così è stato anche prima, con Berlusconi e i suoi capitani coraggiosi, o con  Prodi e le sue politiche petrolifere. I diritti non sono uguali per tutti e chi è potente ha avuto ed ha più diritti degli altri. Tutto questo  rischia di ripetersi, se ci fermiamo alle parole, alle accuse, alle sceneggiate, agli slogan e non manteniamo la lucidità per pretendere nelle cose di tutti i giorni la  difesa del bene comune.  Il massimo di rispetto a chi entra come nuovo nella scena politica, ma , in questi decenni, di nuovi ne sono entrati ma i cittadini non ne hanno scoperto le differenze. Forse la frase di Andreotti è spiritosa ma non veritiera : in realtà,  il potere logora chi ce l’ha. Rocco Rosa

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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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