SAN GERARDO
Dai vicoli strapieni di carte colorate
nei timidi tepori dalle zaffate d’aria,
affollate di sole le vesti fiorate,
per un antico principio
esce dal Municipio
il Capitano delle Guardie.
“San Gerardo è protettore
di Potenza generale”
dondola nel sole
con la fascia tricolore,
e luccicano i rubini delle tiare.
Il fiore di ginestra
spira dai colli di Giarrossa.
Nel calpestio polveroso, subissato dall’antritaro,
e dal vociare del gazzosaio,
trionfale e ateo, vicino al cirriglio
si erge nodoso il palo cuccagna.
L’imbambolato fustagno
porta la cantata nasale,
la pazzia del divaricato gilet
la tarantata dell’organetto
giallo, marrone e bleu, un
malinconico velluto alla ventitré.
È verde la montagna con le voglie di vino,
trafelata di gioia, tra i tronchi della gloria
la erbosa scarpata
della guerra di brigata.
Segnaletica degli incontri, le siepi
sono intricati giochi d’amore.
Sotto le pance dei balconi
si consuma il sogno andaluso
di Potenza.