CRONACHE DI CARTA – VIAGGIO NELL’UNIVERSO DELLA SCRITTURA – IL GIARDINO CAOTICO DI ANGELO PARISI COME METAFORA DELL’UMANO ESISTERE
Lorenza Colicigno
Le poesie di Angelo Parisi sono fiori del suo “Giardino caotico” (EditricErmes 2021), che riconciliano con la bellezza dentro e oltre il caos, fiori che sfidano quel caos, in cui in fondo tutti ci sentiamo smarriti, per dargli un senso, insomma una metafora della vita nel nostro tempo storico o, come egli scrive, nel vacuo monolite del Tempo (da Serigrafie, pg. 54).
Cosa significhi scrivere oggi, in particolare poesia, l’indaga con varie opzioni interpretative la prefatrice del libro, Rosella Corda. Nel muoversi tra domande e risposte, Corda coglie nel segno affermando: Tentare il senso, avvertiti del non-senso. Una grande sfida, dunque, che è anche indice di grande libertà dalle logiche dell’utile materiale. Si legge poco (si vendono pochi libri), in particolare si legge poco poesia, presi i potenziali lettori nel meccanismo del mercato editoriale, impegnato a giocare sul fascino più immediato della narrazione di storie. Eppure la poesia è, a mio parere, l’unica narrazione autentica dell’avventura umana, perché ne salda le due prospettive essenziali, quella interiore e quella esterna, in un dialogo costante tra ciò che è misterioso ed enigmatico, perché intimo e profondo, e ciò che è materiale e concreto, ciò in cui ciascuno inciampa nel cammino quotidiano. Il Giardino caotico di Angelo Parisi accoglie l’accidente, l’incidente, l’occasionale, l’imprevedibile e il contrario di essi, e li traduce in linguaggio poetico. Il lettore ne ricerca il senso come un navigante un porto tra le gole profonde di una costa incognita, dove ogni segno della natura è indicatore di direzione, come nelle pagine lo è ogni segno della scrittura. I codici cui si affida Parisi sono molteplici e tutti legati al segno verbale, affrontato in una continua sfida nei suoi aspetti fonici e grafici, semantici e simbolici. Ferita di sole (pg. 65) è un esempio di tale molteplicità di codici: Una sciabolata di blu / in questo tetro agosto / Un’emorragia di luce / Perpetua. Campi semantici apparentemente inconciliabili e opposti, forti sinestesie creano inattesi percorsi fonico-grafico-logico-simbolici; la mancanza di punteggiatura, sostituita dall’uso delle maiuscole nella funzione di pausa nel flusso dei pensieri e delle immagini, lascia al lettore, piuttosto che imporla, la “misura” della pausa, codice determinante nel suo assecondare il respiro dello scrittore e farlo proprio. Non diversamente in Segreto compiersi
Refoli
Respiri di spore
Postille sparpagliate
sui relitti dell’inverno
collassato
nei cristalli silenti
di un risveglio lesinato
Nel croccante frustare
di fili d’erba
genuflessi e poi tesi
esili
come i sempre e i mai
mal spesi
Barricate mobili e furtive
Sbadigli di cortecce
nel cetaceo immergersi
di un merlo
Assorto
in peregrinazione di pensiero
Accolto
nel folto gorgogliare di foglie
Chioma di Gorgone
Note di gemme sui rami
minuetti
cardini antichi
di un segreto compiersi
Qui il lessico sensoriale si impasta con radici di miti (Chioma di Gorgone) e stilemi ungarettiani (il participio passato che taglia il tempo e il verso), mentre si impreziosisce di slittamenti semantici e immaginativi. Gli antichi miti di trasformazione dell’umano in elemento vegetale, così come la fusione tra forme animali diverse, che tanto hanno inciso nell’immaginario colto e popolare, trovano qui una loro originale forma che riconduce al “monstrum”, nel significato originario di “prodigio”. La sapienza poietica dell’autore non mette in secondo piano il senso più profondo di questo straordinario angolo umanissimo dell’universale giardino caotico, quando, infatti, scrive Nel croccante frustare / di fili d’erba / genuflessi e poi tesi / esili / come i sempre e i mai / mal spesi, non sfugge a chi legge la dolente sapienza che nasce dalla disillusione, dalla consapevolezza delle occasioni perdute, delle relazioni mai nate e di quelle imprevedibilmente o colpevolmente finite.
Ovunque in questo giardino caotico si insinua il respiro, ora quello del vento, ora quello del mare, ora quello dell’annegato tra i ruggiti del fortunale (da Fortunale, pg. 51), ora solo Un cuneo di respiro in gola / Serigrafie / Sequenze sottratte / al vacuo monolite del Tempo (da Serigrafie, pg.54)
Dentro ogni poesia di Angelo Parisi il caos dei sensi, o visivo o uditivo o gustativo o olfattivo o tattile, si trasforma in labirinto, sicché, come osserva la prefatrice Corda, né lo scrittore né il lettore soffrono il rischio del perdersi, anzi ogni segno è indizio nella ricerca del “punto” in cui ritrovarsi. “Per capire dove siamo – scrive Rosella Corda – non smettiamo di cercare. E allora ci perdiamo laddove e in virtù del fatto che in quella trama, per il nostro tramite ordita, non ci si può perdere. Il vero labirinto, d’altronde, è il luogo dove non è possibile perdersi. Si torna sempre lì, allo stesso punto. E questo punto è il conflitto, la lotta ingaggiata contro il nulla. Il fare a pugni con l’abisso.
In questa ricerca del senso di sé nel tempo personale e storico e della funzione della poesia, il poeta dà voce alla pace: il conflitto più irrisolto dal tempo dei tempi.
La pace
La pace fa la pace
col suo nome
che non brucia più
sulla lingua
Ardente
come un sole
nel pozzo
Ma sa di farina e pane
accarezzati piano
col dorso della mano
I tetti origliano il cielo
stanco di distanze
Ognuno
è steso ad aspettare
il seme coltivato
nel buio
del proprio cuore cavo
Nei versi finali di questa lirica il poeta fa compiere alla poesia un passaggio epocale. La reminiscenza quasimodiana dell’ Ognuno sposta del tutto il punto di vista proprio del poeta del Novecento: nell’affrontare la problematica dell’essere, infatti, Parisi passa dal quasimodiano cuore della terra al proprio cuore cavo, nessuno, dunque, sta, trafitto da un raggio di sole in un’immobilità estetica, bensì ognuno è steso ad aspettare, cioè è compagno solidale del destino de il seme coltivato: il buio non conduce all’idea dell’inevitabile e rapida sera, non è simbolo di fine, bensì allude alla rinascita in possibili nuovi frutti. L’umanità di cui scrive Parisi è comunque in cammino, un cammino che, mentre rischia “il gelo / di una coperta di neve” (da L’uomo che cammina, pg. 74), pur procede tra lo spumeggiare /dell’erba alta / vanagloriosa / Tra gli stiletti di vento /della sera.
La stessa valenza dinamica del caos, originaria fonte di vita – come è del resto chiaro nella dedica della silloge Al disordine perfetto -, è nella lirica Al mio bimbo che impara il mare, dove sta non indica passività, bensì l’esserci in prima persona, imparando ad esserci in dialogo con la natura e con se stessi.
Al mio bimbo che impara il mare
Al mio bimbo che impara il mare
coi piedi immersi sta lì a contare
i suoi numeri particolari
li lalla in coriandoli di vocali
Tra perifrasi di increspature
il ciarlare d’acqua sommessa
Spalanca gli occhi e sta lì a guardare
nella sua stessa ombra riflessa
Come sottolinea Beppe Chierici, postfatore dell’opera, Angelo Parisi ha dato voce alla moltitudine di gente anonima che si incontra ai crocicchi delle strade e alle svolte della vita, le ha dissepolte dal silenzio della normalità quotidiana e ne ha tratto linfa per una nuova normalità, in cui diversità, disuguaglianza, pluralità, multiformità siano sempre accolti come segni di vitalità e di originalità, sia nel giardino caotico della poesia sia in quello della vita.
Angelo Parisi
Angelo Parisi è nato il 16 novembre del 1978 a Potenza, in Basilicata, dove tuttora vive. È docente di Lettere nella scuola secondaria di secondo grado. Ha pubblicato con EditricErmes la raccolta di poesie Giardino caotico. Ha curato per L’Erudita Edizioni il volume Racconti lucani. Ha pubblicato la raccolta di racconti Le stanze dell’Altrove, con EditricErmes, presentato, tra gli altri luoghi, anche alla Fiera del libro di Roma, Più libri più liberi, alla Fiera del libro di Torino e alla Fiera dell’Editoria di Matera. Ha al suo attivo la raccolta poetica Serratura sommersa, le sillogi Banana Spleen e Versipelle, pubblicate con la Giulio Perrone Editore, la raccolta di racconti Nero. 24 rintocchi a mezzanotte con il Gruppo Albatros Il Filo e numerose pubblicazioni di prosa e poesia su antologie nazionali. Ricordiamo la presenza del suo racconto “Scale mobili” in Amati, misteriosi, maledetti. Racconti di luoghi. Hermaion Editore, raccolta uscita recentemente, oltre all’autore, troviamo, tra gli altri sedici scrittori: Raffaele Nigro, Mario Trufelli, Piera Carlomagno, Antonio Petrocelli, Mimmo Sammartino e Biagio Russo. Parisi è anche paroliere e autore di canzoni. Alcuni brani, di cui ha curato i testi, sono stati eseguiti in concerto dal cantautore Raffaele Tedesco e dall’artista internazionale Fabrizio Bosso. Nel 2022 è uscito, per Edizioni Osanna, La regina degli Abissi, graphic novel con illustrazioni di Giulio Giordano di cui ha curato la storia. Ha scritto la sceneggiatura del corto Alea iacta est, produzione È tutto un casino. Ha partecipato a numerosi eventi e presentazioni di libri in qualità di moderatore e relatore. Nel 2023 uscirà la sua nuova raccolta di racconti di genere horror/fantastico.