CRONACHE DI CARTA – VIAGGIO NELL’UNIVERSO DELLA SCRITTURA – UN PERCORSO NARRATIVO TRA VITA E TEATRO CON “I GUITTI DEL CONTINENTE” DI ANTONIO CASALARO.
Lorenza Colicigno
Nel febbraio del 2019 ebbi occasione di intervistare Antonio Casalaro, avvocato, entrato nella schiera degli scrittori lucani con la benedizione di Gaetano Cappelli e Mario Santoro, in occasione della pubblicazione di “Palcoscenico” (erreci edizioni), una serie di racconti che lo scrittore sottolinea essere frutto di fantasia, ma che, prendendo le mosse dal primo viaggio dal paese alla città, attraversando le varie fasi di tante vite, per giungere all’apice tragico dell’ultimo racconto, immergono il lettore nella realtà viva del quotidiano, nella sua epica senza gloria, ma con tantissima umanità. Ad Antonio Casalaro avevo chiesto allora quando fosse nata in lui la passione per la scrittura, ed egli così mi aveva risposto: “L’idea di scrivere affiora timidamente con le prime, importanti letture risalenti ai tempi del liceo, quelle che -per intenderci- lasciano segni evidenti nell’animo, continuando ad alimentare pensieri ed emozioni. Dunque, da molto lontano. Solo negli ultimi anni essa si fa più concreta e si trasforma in desiderio grazie al naturale affrancamento dal timore del giudizio altrui, spesse volte, al pari del pudore, vero e proprio freno ad ogni iniziativa. Per me l’attività dello scrivere rappresenta, tecnicamente, un campo ancora tutto da arare, da conoscere sempre meglio: ma vi riconosco già il carattere affascinante – e finanche terapeutico! – dell’inseguire l’immaginazione, tradurla sulla carta, farne la base di un progetto. Tutti atti che mi pongono nelle condizioni di prendere le giuste distanze, se non proprio affrancarmi, dalle inevitabili asprezze della vita.”.
Inutile chiedere oggi ad Antonio Casalaro se abbia superato pienamente “il timore del giudizio altrui, …, al pari del pudore”, visto che egli torna a pubblicare un nuovo lavoro, questa volta un romanzo: “I Guitti del Continente” (Photo Travel Edition). Nella Prefazione, affidata a Gianfranca Melisurgo, che negli anni in cui ha insegnato nel Liceo Ginnasio “Q. Orazio Flacco” di Potenza è stata sua docente, leggiamo: “Alla sua seconda prova di scrittura, Casalaro si misura con la forma romanzo, oggi sempre più segnata da sperimentalismo e ibridata con l’esternazione autobiografica o, all’opposto, con il saggio di varia natura. Nel campo affollato della produzione letteraria questo autore mostra una cifra propria di naturale talento narrativo affinato dal gusto e dall’amore della lettura, che lo porta a conciliare classicità e modernità, senza temere che le sue scelte di scrittura siano controcorrente rispetto alle mode prevalenti. Anche in questo secondo libro vive la suggestione, quasi l’enigma, del mondo del teatro, dove realtà e finzione s’incontrano e talvolta si confondono.”. Casalaro, dunque, prosegue sulla strada della narrazione d’ambiente, ben radicata nella tradizione ottocentesca, in particolare al modello verghiano, ma con lo sguardo attento al Novecento che, con le sue innovazioni tecnologiche e sociali, consente di assumere più punti di vista e di intrecciarli in una narrazione che intenda esprimere la complessità del mondo contemporaneo.
Lo scenario in cui si muove la compagnia teatrale itinerante dal significativo nome de “I Guitti del Continente” è Tremulara, un borgo alle falde dell’Etna. Qui l’esplodere del fuoco delle passioni umane si intreccia con i bagliori e i boati del vulcano, il mostro che tutto domina e che funge da colonna sonora della storia, perfino con il suo silenzio che sottolinea i momenti di maggiore spannung. La presenza della compagnia teatrale si innesta nel tessuto sociale e culturale come “cartina di tornasole che farà emergere, come in una reazione chimica, le dinamiche più significative che si agitano nella collettività e nei singoli. Fedele alle radici classiche del romanzo senza sostanziali esitazioni, con “I Guitti del Continente” l’autore realizza una narrazione complessa di vicende e destini individuali, bilicati fra commedia e dramma, proiettati sullo schermo di una storia collettiva di un angolo di Sicilia, mentre il più vasto tempo della storia resta più suggerito nell’essenziale che esplicitato.” (dalla Prefazione). Un brulicare di personaggi si muove per le strade di Tremulara come in quelle del Continente e del mondo, alcuni convinti di dominarne gli eventi, altri vittime più o meno consapevolmente travolte dagli eventi del fascismo e della seconda guerra mondiale e ritratti poi nel ritorno alla vita degli anni ’50, quando a rompere la continuità esistenziale del piccolo borgo, già ferita dalla guerra, irrompe la televisione. I due ritorni dei Guitti del Continente a Tremulara, borgo in cui emerge la figura del notaio Pancrazio Pettinasillo, “apprezzato e irriducibile tombeur de femmes, … dominato da intenso narcisismo ed irrequieta sensualità, che l’intelligenza pianificatrice e la spregiudicatezza trasformano in una combinazione vincente sul piano sociale.” (pg.19), determinano i confini della narrazione che coinvolge prima Ornella, la madre, e poi Lucrezia, sua figlia.
Si respira l’aria dei cantastorie siciliani, delle arcaiche compagnie teatrali itineranti, con puntate nella cultura del circo, luogo di divertimento per gli spettatori, ma di vicende più o meno tragiche per i circensi, e nella cultura contadina che si fa sinfonia di voci, di canti e di gesti rituali, come la pigiatura dell’uva. La visione fatalistica dell’esistenza si traduce nell’irrimediabilmente essere e sentirsi vittime delle donne di fronte alla famelica sessualità di uomini viziati da ogni forma di potere; nella società piccola e pettegola del paese, le dinamiche di ruolo e di condizione sociale conducono consequenzialmente la narrazione verso l’esito finale.
Il motore della vicenda è, infatti, l’incendio che si produce nell’incontro, in due diverse fasi storiche, prima e dopo la seconda guerra mondiale, di Pancrazio con Ornella e Lucrezia, prime attrici nel linguaggio teatrale, nella realtà narrata donne sfortunate nei loro incontri con la violenza maschile e succubi di essa, vicine al modello verghiano della Lupa per la istintività e la ineluttabilità della passione amorosa.
In queste dinamiche che sono sempre corali e che trovano la loro naturale espressione nel dialetto siciliano, la tensione narrativa va facendosi sempre più alta fino alla conclusione che, ovviamente, non possiamo qui svelare.
Nella sua nota posta all’inizio del romanzo, l’autore si giustifica per aver abbandonato l’amatissimo paesaggio e il dialetto della sua terra lucana per quelli siciliani, ma, come accade sovente nel percorso di crescita, in questo caso del narratore, egli ha avuto bisogno di creare un distacco dalle proprie origini per poter osservare il mondo in modo più disincantato, più critico. Da questa osservazione attenta dell’evoluzione dei personaggi o della loro caparbia fedeltà a se stessi, che lascia intravedere l’attitudine e la competenza dell’avvocato nel comprendere anche i minimi cambiamenti negli atteggiamenti dei suoi interlocutori, emergono dinamiche interiori e sociali. L’autore osserva e partecipa al destino dei personaggi che si muovono nel pullulare di parole e azioni della piccola e occhiuta comunità di Tremulara, egli, infatti, “rivendica a sé il ruolo di attento e divertito regista di fatti plausibili, scegliendo di conseguenza un narratore onnisciente, ma dotato di un punto di vista flessibile, mimetico di quello dei personaggi stessi: dunque capace di delinearne le storie come un continuum esistenziale” (dalla Prefazione). In questo continuum esistenziale, che è anche narrativo, ciascuno di noi, nel ruolo del lettore/lettrice, può cercare il punto di contatto e di confronto con la propria visione della vita e della morte.
Antonio Casalaro
Antonio Casalaro nasce nel 1953 a Gallicchio (PZ). Dal 1969 vive a Potenza ove frequenta il liceo – Ginnasio “Q. Orazio Flacco”. Si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Libero professionista, esercita la professione di avvocato. Con “I Guitti del Continente” è alla sua seconda pubblicazione, nel 2018 ha esordito con “Palcoscenico” (erreci edizioni), dieci racconti con prefazione di Mario Santoro e quarta di copertina di Gaetano Cappelli.