Il quesito vero che riguarda l’installazione del Radar della Protezione civile a Monte Li Foj è se veramente un’opera utile o no. Sembrerebbe una bestemmia questo interrogativo, trattandosi di apparecchiature della Protezione civile. Ma la pubblica amministrazione ci ha insegnato che i ragionamenti spesso non nascono dalla necessità di fare una cosa ma di fare comunque qualcosa per non tornare i soldi indietro e rischiare di passare per chi non riesce a spendere i soldi. Ora con un programma che è iniziato nel 1998 e che per nascere era stato pensato e progettato prima, il dubbio che , a distanza di venti anni, serva nello stesso modo e con le stesse attrezzature è forte Monte Li Foj non era inizialmente nel programma di installazione dei Radar ed è stato tirato fuori dopo che a Monte Ruffano di Lecce si è scoperto che il sito non era più disponible. La rete nazionale di radar meteorologici per la misurazione delle piogge e la difesa dalle alluvioni e dalle frane risulta ad oggi composta da 18 installazioni di cui tre non funzionanti ( uno in Sicilia, una In Friuli e la
tera in Liguria, ma mentre il territorio siciliano è interessato quello delle altre due regioni è coperto da radar delle regioni vicine).
Ora la Basilicata risulta essere coperta da ben due radar, quello di Pettinascura (Cs) in Calabria e quello posto nel Molise. In caso di avaria di quello molisano resterebbe scoperta la Puglia settentrionale e la Campania oltre che parte della Basilicata, quella nord, mentre in caso di avaria di quello posto in Sila la scopertura sarebbe di tutta la Calabria, la Basilicata meridionale e buona parte della Puglia. Quindi si tratta di installare un radar che possa intervenire in caso di avaria degli altri due. da qui l’esigenza, secondo l’ Associazione Ambiente e Legalità, di vedere se, per queste funzioni, diciamo di riserva, non si possa trovare un sito più idoneo e che non sia classificato area sottoposta a tutela ambientale, quale sarebbe quella di Li Foj. Insomma, se c’è buona volontà e le varie Istituzioni non si arroccano nella difesa delle posizioni manifestate si possono trovare altre soluzioni meno impattanti e che farebbero comunque al caso della protezione civile. Se invece vogliamo giocare a chi comanda facciamolo pure, anche se la Protezione civile poi manda gli opuscoli per dire che non bisogna estirpare gli alberi dalla montagna perchè poi arrivano frane ed alluvioni. Esattamente quelle che si vogliono prevedere con i radar in questione.