IOLANDA CARELLA E SALVATORE SEBASTE
Gorgoglione
Nel Museo Ridola di Matera sono custoditi vari reperti risalenti al VI-IV secolo a.C.: vasi apuli a figure rosse, monete ed armature, rinvenuti sul territorio in alcune tombe. Una leggenda locale parla di favolosi tesori nascosti in una grotta.
Secondo il Racioppi, il toponimo deriva probabilmente da Gurgulio, gurgulionis, della bassa latinità, piccola casa, tugurio.
I Della Marra nel 1070 edificarono il castello con mura e torri. Successivamente il feudo appartenne ai Carafa e agli Spinelli. Il terremoto del 1857 e la frana del 1973 arrecarono ingenti danni sul territorio.
Dell’antico Castello oggi non resta più niente, come delle Torri e della Porta. Rimane solo la piazza che fu del castello.
Il centro storico (fig. 1) nel corso dei tempi ha avuto moltissime trasformazioni e, a seguito del movimento franoso e degli eventi sismici del 1980, è stato quasi abbandonato.
Interessante è (fig. 2) la Chiesa Madre dedicata a Santa Maria Assunta. Originariamente costruita in stile romanico, fu trasformata nel Seicento in stile barocco.
La torre campanaria è quella romanica; il terzo piano è stato aggiunto nel 1966 cercando di mantenere l’originario stile.
La cripta nel 1656 per la peste fu adibita a sepoltura: la zona del presbiterio fu riservata al parroco, mentre la navata ai fedeli.
La chiesa si presenta a tre navate. A destra e a sinistra dell’ingresso si notano due acquasantiere in pietra locale: una del XVIII secolo e l’altra (fig. 3) datata 1615.
Sul pilastro a destra c’è (fig. 4) la secentesca Croce lignea giansenista. Lo sguardo del Cristo è rivolto verso l’alto, quasi a significare l’inutilità del sacrificio L’ignoto artista recupera la figura umana con evidenti richiami al classico, con ritmi decorativi astratti e una tecnica sapiente e sorvegliatissima, anche se un po’ fredda.
Nella seconda cappella a destra si nota (fig. 5) la statua lignea di San Rocco del XV secolo. La scultura si presenta con vivace evidenza e autonomia plastica e si accampa nello spazio contrastando con i limiti imposti dalla nicchia. Il rapporto tra spazio e figurazione non è affidato alla forma, ma alla luce che penetra e mette in vibrazione la superficie colorata.
Nella navata sinistra, nella seconda cappella si nota la statua lignea di Santa Lucia del XIX secolo, mentre nella terza cappella la statua lignea di San Luigi Gonzaga con due angioletti del XVIII secolo.
Sulla porta della sacrestia in una piccola nicchia è ubicata la scultura lignea della Madonna del Rosario, del XVIII secolo. Il riserbo severo della forma scolpita, la finezza degli accordi coloristici pur nelle gamme colorate, fredde e delicatissime dimostrano che l’alto sentimento può fondare nell’umiltà un’immagine di devozione profonda.
Nella navata destra c’è (fig. 8) la statua in legno della Madonna del Santuario di Pergamo. La scultura risale all’anno 1000. Fu modificata nel Settecento con la sostituzione del Bambino, forse rubato, con un altro un po’ sproporzionato rispetto alla Madonna. Questo Bambino è in piedi e mostra un viso da adulto. Originariamente Gesù era sulle ginocchia della Vergine.
Sul punto più elevato del paese, è ubicato (fig. 9) il Santuario della Madonna di Pergamo ove abitarono benedettini, agostiniani e francescani. Ultimo residuo della chiesa bizantina, è la cupoletta a forma di cipolla. Nell’interno è da ammirare (fig. 10) la settecentesca statua lignea policroma della Madonna col Bambino che, nella sua rappresentazione naturalistica,
induce a riflettere sulla vita interiore. S’intravede in fondo l’antica abside della chiesa bizantina, mentre il frontespizio della nicchia riporta in alto lo stemma dei monaci agostiniani.
È anche visibile la formella dell’antico altare bizantino che fa da paliotto alla Mensa di rito romano. Nei mesi estivi è venerata in questa chiesa la sacra immagine della Madonna di Pergamo, che rimane per il resto dell’anno nella chiesa madre.
Nella zona Serrone , la nuova Chiesa dedicata a San Domenico Savio. La parte inferiore è a forma di zattera e rappresenta la barca di Pietro che attaccata dai marosi non affonda mai. La parte superiore è a forma di tenda e indica il popolo di Dio in cammino.
Il progetto è dell’architetto Vincenzo Leoni.
Girando per il centro storico si notano, tra le modeste abitazioni, il Palazzo Bruni dell’Ottocento e il Palazzo Imperatrice della prima metà del Novecento. Il portale, realizzato in blocchi squadrati di pietra locale, è inserito armoniosamente nel complesso architettonico di questa costruzione.
In Via Roma vi è (fig. 14) il Monumento ai Caduti in bronzo, realizzato da Angelo Carbone nel 1986. Ad una giovane donna (la madre patria) si aggrappa il figlio morente. L’espressione delle due figure rivela un’intesa spirituale, di certa scultura classica.
A Gorgoglione si celebra la festa del “Maggio”: albero costituitosi dall’unione del tronco di un cerro e della cima di un agrifoglio. È questa una festa della natura, fondata sull’antico culto degli alberi, molto vivo nell’età preistorica e medioevale.
Bibliografia
- Giacomo Racioppi, Storia della Lucania e della Basilicata, Roma, Ermanno Loescher & C., 1889. Ristampa anastatica, Matera, Grafica BMG.
- Lorenzo Predone, La Basilicata, Bari, Dedalo Litostampa, 1964.