BY ROCCO ROSA
E’ un fatto altamente positivo l’attenzione che il Governo regionale sta ponendo nei confronti della piccola imprenditoria lucana, specialmente quella giovanile. Segna una inversione di rotta rispetto alle politiche del passato, quando i soldi dello Stato, insieme a quelli della regione erano appannaggio per la gran parte di grandi gruppi industriali, quasi tutti calati dal Nord, per iniziative di sfruttamento di un territorio messo al servizio di interessi forti. L’industria del vento ha spadroneggiato con i soldi generosamente erogati dalla famigerata 488, i soldi presi dalle tasche degli italiani direttamente sulla bolletta della luce e gli utili spinti al Nord dalle pale che giravano in Lucania. Stessa cosa per bruciare la monnezza, triturare i rifiuti, trattare l’olio pesante. Si stava cambiando il volto di questa regione da angolo di bellezza incontaminato a ripostiglio condominiale. Ben venga dunque una politica calibrata sulle cose piccole e diffuse che possono farsi con forze endogene e preparare la tela di ragno sulla quale tessere un percorso di crescita. Cose piccole e diffuse che ci sono nell’agricoltura, dove finalmente compaiono iniziative endogene puntate alla trasformazione dei prodotti e alla loro conservazione,nell’artigianato con imprese che lavorano sulla qualità dei prodotti lattiero – caseario, zootecnico e alimentare ( pasta, pane,biscotti), con piccole imprese dell’artigianato industriale che esportano prodotti di qualità, a cominciare dagli infissi, per finire al vetro.
Il solo problema è che questo lavoro di selezione del piccolo che funziona richiede del tempo e soprattutto richiede un contesto generale che ancora non c’è . Mancano i servizi avanzati, quelli che servono a indirizzare, correggere, migliorare, consigliare. I giovani sopratutto non possono essere lasciati soli, a rischio altrimenti di ripetere il flop delle tante iniziative giovanili, alcune di tipo cooperativistico, per molte delle quali non si conosce neanche la fine che hanno fatto i soldi. Passato lo santo, passata la festa, nel senso che finiti i soldi dell’incentivazione sono finiti anche le imprese incentivate. Maruggi ricorderà che su queste cose si è già speso molti anni fa e quindi saprà TRARRE DALLE ESPERIENZE DEL PASSATO I MECCANISMI DI CORREZIONE del sistema . Nell’agricoltura una volta c’era l’alsia a consigliare , indirizzare, supportare, nell’artigianato c’era la Camera di commercio, nell’industria c’erano i consorzi. Oggi ci sono macerie di funzioni formalmente accreditate ma che nessuno fa. Bisogna cacciare fuori una idea che metta insieme Sviluppo Basilicata con privati accreditati nella ricerca, innovazione, sostegno. Nessun carrozzone ,nessuna consulenza ma un investimento comune nella zona inesplorata del sostegno tecnico ai giovani imprenditori. Se ci sono imprenditori veri che vogliono giocare nel campo semiesplorato della conoscenza dei mercati, della logistica, della distribuzione dei prodotti,del miglioramento dei prodotti, del rischio nelle start up, della loro messa in rete, che lo facciano anche, non dico solo, con i soldi loro. Altrimenti il rischio di creare un ennesimo apparato pubblico che dovrebbe fare quello che gli altri facevano e non fanno più, nella stessa maniera e con gli stessi risultati, è grande.