1.Peculiarità della lingua di Brindisi Montagna
Brindisi Montagna, denominato spesso Brindisi di Montagna, in dialetto bbrịnnësë [ˈb:rɪn:əsə] (si registra anche brịnësë [ˈbrɪnəsə]), dista solo 25 chilometri da Potenza. Il centro, p.d.r. 41 dell’A.L.Ba., è un piccolo comune di circa 800 abitanti, i cosiddetti bbrënnësisë [b:rən:əˈsisə] (si registra anche brënësisë [brənəˈsisə]). Famoso per il parco della Grancia dove ogni anno viene portata in scena la storia del brigante Carmine Crocco, Brindisi Montagna è un paese dalla struttura urbana caratteristica, sviluppatasi (ai piedi del Castello) interamente sul corso principale che percorrendo l’intero centro abitato ne unisce le estremità opposte e dal quale si diramano moltissime viuzze. Il borgo, la cui fondazione risale al X secolo ed è da attribuire ai bizantini, domina dall’alto la valle del Basento e offre uno dei belvedere più belli, tra quelli dell’area direttamente confinante con Potenza.
Oltre al paesaggio, è caratteristico anche il dialetto di Brindisi Montagna: accanto a tratti linguistici ‘stabili’ che non presentano variazioni, se ne registrano altri ‘instabili’, attestanti esiti disparati. Tra i primi rientra il fenomeno della metafonia, che come nel resto della Basilicata, anche qui ha assunto un ruolo morfologico di fondamentale importanza. Quando le finali i [i]e u [u](la metafonia si deve a tali vocali: esse hanno agito su [e], [ɛ], [o], [ɔ] accentate, determinandone il mutamento in, rispettivamente, i [i], ié [je], u [u], uó [wo]) si sono ridotte a vocale indistinta ë [ə], l’esito metafonetico ha permesso di distinguere nei sostantivi (1) e negli aggettivi (2), il plurale dal singolare e il maschile dal femminile e nei verbi (3), la II persona singolare dalla III persona singolare:
- rèndë [ˈrɛndə] ‘dente’ – riéndë [ˈrjendə] ‘denti’, òmmënë [ˈɔm:ənə] ‘uomo’ – uómmënë [ˈwom:ənə] ‘uomini’, mésë [ˈmesə] ‘mese’ – misë [ˈmisə] ‘mesi, nëpótë [nəˈpotə] ‘nipote’– nëputë [nəˈputə] ‘nipoti’.
- zòppë [ˈtsɔp:ə] ‘zoppa/-e’– zuóppë [ˈtswop:ə] ‘zoppo/-i’, mòrtë [ˈmɔrtə] ‘morta/-e’ – muórtë [ˈmwortə] ‘morto/-i’;
- ténë [ˈtenə] ‘ha’ – tiénë [ˈtjenə] ‘hai’, zuppëchéië [tsup:əˈkejə] ‘zoppica’– zuppëchiéië [tsup:əˈkjejə] ‘zoppichi’, pòrtë [ˈpɔrtə] ‘porta’ – puórtë [ˈpwortə] ‘porti’.
Tra i tratti ‘stabili’ vi è anche la sensibilità alla struttura sillabica: il timbro delle medie accentate /e/ e /o/ è determinato dal tipo di sillaba in cui esse vengono a trovarsi. Se la sillaba è aperta, quindi terminante in vocale, il timbro della vocale accentata è chiuso: es. pérë [ˈperə] ‘piede’, sérë [ˈserə] ‘sera’, córë [ˈkorə] ‘cuore’, nëpótë [nəˈpotə] ‘nipote’. Se invece, la sillaba in cui si trova la vocale tonica è chiusa, ossia terminante in consonante, il timbro sarà aperto: es. rèndë [ˈrɛndə] ‘dente’, stèddë [ˈstɛd:ə] ‘stella’, (g)ròssë [ˈɣrɔs:ə] ‘grossa’, fròndë [ˈfrɔndə] ‘fronte’.
Nella evoluzione delle consonanti si possono registrate esiti diversi, è il caso, per esempio, degli esiti di –LL– latina che nel dialetto di Brindisi presenta due esiti: quello a maggiore frequenza d’uso è dd [d:] (1) infatti, che alterna, a volte, con ḍḍ [ɖ:] (2).
- bbangariéddë [b:aŋgaˈrjed:ə] ‘grande panca’, iascariéddë [jaskaˈrjed:ə] ‘barilotto per il vino’, caccaviéddë [kak:aˈvjed:ə] ‘caccavella’, curtiéddë [kurˈtjed:ə] ‘coltello’;
- cammariéḍḍë [kam:aˈrjeɖ:ə] ‘ripostiglio’, acuatriéḍḍë [akwaˈtrjeɖ:ə] ‘ago grande’.
Sempre nell’ambito del consonantismo, neppure il rotacismo è un fenomeno ‘stabile’. Il rotacismo causa la trasformazione della (–)D– originaria latina in r [r](1). Tuttavia, in molti casi (i termini coinvolti sono soprattutto gli aggettivi numerali) tale fenomeno non si presenta e la -D- originaria viene conservata (2):
- rèndë [ˈrɛndə] ‘dente’, pérë [ˈperə] ‘piede’, rótë [ˈrotə] ‘dote’, përannë [pəˈran:ə] ‘grosso vaso per l’olio’, cavërarë [kavəˈrarə] ‘paiuolo’;
- dumènëchë [duˈmɛnəkə] ‘domenica’, dópë mënzëiuórnë [ˈdopə məndzəˈjwornə] ‘pomeriggio’, duië [ˈdujə] ‘due’, diécë [ˈdjeʧə] ‘dieci’, durëcë [ˈdurəʧə] ‘dodici’, diciassèttë [diʧaˈs:ɛt:ə] ‘diciassette’, vëndëduië [vəndəˈdujə] ‘ventidue’.
‘Stabile’ è invece l’evoluzione di G + E, I: l’esito registrato è sempre i [j]:
- ienërë [ˈjenərə] ‘genero’, iënnarë [jəˈn:arə] ‘gennaio’.
Per quanto concerne la morfologia, l’A.L.Ba. ci permette di ricostruire il paradigma degli articoli determinativi:
- articolo maschile singolare: u nasë [u ˈnasə]‘il naso’;
- articolo maschile plurale: i riéndë [i ˈrjendə]‘i denti’;
- articolo femminile singolare: a mènnë [a ˈmɛn:ə]‘la mammella’;
- articolo femminile plurale: i mènnë [i ˈmɛn:ə]‘le mammelle’.
Indipendentemente dal genere e dal numero, davanti a parola iniziante per vocale, l’articolo è l [l]: l’annë [ˈl ͜ an:ə] ‘l’anno/gli anni’, l’ugnë [ˈl ͜ uɲ:ə] ‘l’unghia/le unghie’.
Infine, per quanto riguarda la morfosintassi, come per la maggior parte dei dialetti lucani, la lingua di Brindisi Montagna pospone l’aggettivo possessivo con i nomi di parentela:
- sòrëmë [ˈsɔrəmə] ‘mia sorella’, fratëmë [ˈfratəmə] ‘mio fratello’, fratt [frat:] ‘tuo fratello’, figliëmë [ˈfiʎ:əmə] ‘mio figlio’.
2.Carte dall’A.L.Ba.
Brindisi Montagna presenta un suono molto raro in Basilicata: si tratta dell’affricata palatale sorda ṭṛ [ʈɽ]. Il suono in questione si registra solo a Brindisi Montagna (il suono si registra solo nella parlata dei più anziani) e a Rotonda, p.d.r. 131, nell’estremo sud della Basilicata. Ritroviamo qualche esempio nel III volume dell’A.L.Ba. Il primo caso è quello di ‘finestra’: mentre a Brindisi Montagna si registra fënèsṭṛë [fəˈnɛsʈɽə], a Rotonda si attesta fënéšṭṛë [fəˈneʃʈɽə]. Come appare evidente, a Rotonda, la –S– precedente l’affricata palatale, subisce palatalizzazione, a differenza di quanto si registra a Brindisi.
Lo stesso si registra per ‘catena ad anelli’: mentre a Brindisi Montagna, l’A.L.Ba. riporta camasṭṛë [kaˈmasʈɽə], a Rotonda viene attestato camašṭṛë [kaˈmaʃʈɽə].
A Brindisi Montagna, l’affricata palatale sorda si registra anche in ‘vetri della finestra’: lasṭṛë [ˈlasʈɽə] (non è possibile il confronto con Rotonda in quanto qui si registra un diverso tipo lessicale: viṭṛi [ˈviʈɽi]).
3.La posizione singolare di Brindisi Montagna nel variegato mosaico linguistico lucano
La Basilicata, come più volte ribadito nel corso dei 13 anni di lavoro svolto dal Centro Internazionale di Dialettologia-Progetto A.L.Ba., presenta un variegato mosaico linguistico di notevole interesse. La Basilicata per la sua particolare posizione geografica, ed essendo stata per secoli terra di transito per molti popoli, conserva un patrimonio linguistico in larga parte inesplorato e rappresenta un unicum all’interno del panorama delle lingue romanze. È doveroso in questo momento storico che sta vivendo il Centro Internazionale di Dialettologia, che a marzo 2021 rischia di chiudere le sue porte per sempre a causa di intoppi burocratici e dell’assenza di comunicazione con le autorità preposte al finanziamento del Progetto, sottolineare la particolarità e l’importanza che riveste la situazione linguistica lucana a livello internazionale. Un’importanza tale, dunque, da travalicare non solo i confini regionali e nazionali, ma anche quelli europei. E questo è solo uno dei tanti motivi (anche se potrebbe essere già sufficiente!) per tutelare le lingue lucane!!! Chi non ha occhi per guardare e orecchie per ascoltare, però, non avrà neppure la capacità e la possibilità di capire!!!
Brindisi Montagna in questo variegato mosaico linguistico occupa sicuramente una posizione singolare in quanto era una colonia arbëresh, ovvero italo-albanese.
Le comunità arbëresh stanziate storicamente sul territorio lucano, infatti, sono: Barile, Brindisi Montagna, Ginestra, Maschito, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese. Brindisi Montagna oggi, però, presenta un dialetto italoromanzo e le uniche tracce del passaggio dei coloni albanesi resistono nell’onomastica e nella toponomastica del paese. Si registra lingua arbëresh, ad esempio, nella denominazione di alcuni rioni: ciụx [ˈtʃʊks] “Ciux”, aira chiaffa [ˈaira ˈkjafːa] “area stretta”.
Ma come, quando e perché sono arrivati gli albanesi a Brindisi?
Con il patrocinio del principe Pietrantuono IV Sanseverino, marito di Irene Castriota, figlia di Giorgio Castriota Scanderberg, nel 1532 arrivarono a Brindisi, rimasto disabitato dopo diversi eventi catastrofici, trenta famiglie albanesi, originarie di Corone: Barbati, Basta, Bellezza, Beccia, Bello, Bianco, Biluscio, Bodino, Bubbich, Buscicchio, Canadeo, Capariello, Caporale, Colossi, Como, Creasi, Cresio, Greco, Lech, Licumati, Manes, Mattes, Molicchio, Musciacchio, Plescia, Prete, Pulmett, Renisi, Scura, Truppa. Gli albanesi scelsero come luogo di dimora la parte più alta e sicura del paese, in prossimità del castello, e lì costruirono le loro umili abitazioni: delle capanne di legno.
Dapprima si dedicarono quasi esclusivamente alla pastorizia (la pastorizia, infatti, è sempre stata l’occupazione prediletta degli albanesi) poi cominciarono a dedicarsi anche all’agricoltura piantando vigne e alberi da frutto e con il tempo riuscirono a migliorare anche le loro abitazioni. Dopo un primo periodo di adattamento e assestamento, superate le difficoltà iniziali e svanito il ricordo delle persecuzioni turche, infatti, seguì tutto un fervore di opere casalinghe, campestri e chiesastiche: a partire dal 1595 i coloni albanesi edificarono anche la Chiesa di San Nicola e l’omonimo quartiere (cfr. A. Pisani, Dall’Albania a Brindisi di Montagna all’Italia, Tipografia BMG srl, Matera 1989).
In seguito gli albanesi, che erano riusciti a farsi apprezzare dai popoli vicini, cominciarono ad avere rapporti commerciali con i paesi limitrofi e a contrarre matrimoni misti. Sono stati proprio i matrimoni misti uniti ad alcune vicende storiche e al fenomeno della migrazione, che ha caratterizzato e caratterizza il Mezzogiorno d’Italia, a determinare una progressiva perdita “dell’albanesità” a Brindisi Montagna. La perdita non ha riguardato solo la lingua, ma anche gli usi, i costumi e le tradizioni arbëresh. Oggi, eccezion fatta, come già visto, per tracce registrate nell’onomastica e nella toponomastica, a Brindisi di arbëresh non è presente più nulla, ma da indagini effettuate personalmente sul campo è emerso che fino agli inizi del secolo scorso resistevano alcuni piatti della tradizione culinaria italo-albanese e che alcune donne conservavano gelosamente (pur senza più indossarlo) il costume tipico arbëresh.
Questo è solo un rapidissimo excursus della situazione tanto particolare quanto straordinaria di uno dei 131 paesi lucani, ma la Basilicata ha tantissimo da raccontare e quale modo migliore per farlo se non attraverso le proprie lingue?! Lucane e lucani continuiamo a parlare, lasciamo il silenzio a chi non ha nulla da dire!
4.Alfabeto dei Dialetti Lucani
Curatrici:
1.Peculiarità della lingua di Brindisi Montagna_ Irene Panella
2.Carte dall’A.L.Ba._ Irene Panella
3.La posizione singolare di Brindisi Montagna nel variegato mosaico linguistico lucano_Giovanna Memoli
4.Alfabeto Dialetti Lucani_ADL Brindisi Montagna_ Teresa Graziano