Entrambi sorridevamo al mattino,
ci ubriacavamo di caffè
e riflettevamo a luce spenta,
fissando il soffitto.
Chissà se qualcosa sarebbe fuoriuscito da quelle mura,
o dalla testa.
Come tutti i mostri che sopravvivono all’infanzia,
prendendo la forma assurda di problemi inesistenti,
ma corrosivi,
era rimasto qualcosa di te
di cui non mi sarei più potuta sbarazzare.
Entrambi avevamo perso l’estate
e non rimpiangevamo niente,
l’abitudine ci soggiogava,
le persone erano già libri letti fino alla nausea.
Ma tu non c’eri nella mia vita, e io nemmeno,
io non c’ero nella tua.